Christian Vieri, uno dei più iconici attaccanti italiani, ha recentemente condiviso le sue riflessioni sulla felicità e sul calcio in un evento allo store iliad di Milano, in collaborazione con la Lega Serie A, della quale è ambassador. Durante la sua chiacchierata, il tema centrale è stato proprio la felicità, una parola che ha accompagnato Vieri sin dai suoi primi passi nel mondo del calcio. Ricordando i suoi inizi, Vieri ha descritto come da bambino fosse già innamorato del gioco: “Ero un bambino che si allenava e giocava a calcio, cos’altro potevo volere?”. Questa passione lo ha guidato in una carriera costellata di successi sia a livello di club che con la Nazionale.
Il consiglio a Totti
Un momento saliente della sua conversazione è stato il consiglio che ha dato a Francesco Totti, leggenda del calcio italiano, riguardo al suo possibile ritorno in campo. Vieri ha affermato di aver detto a Totti di continuare a giocare, anche se avesse avuto 50 anni. “Gli ho detto di tornare a giocare quando ho sentito quali fossero le sue intenzioni. Ho scritto ‘Se vuoi andare, vai. Cosa te ne frega della gente? Se sei felice a 50 anni giocando, non ascoltare nessuno, vai a giocare altri 10 anni’”, ha rivelato. Questo consiglio sottolinea la sua convinzione che ogni persona debba seguire il proprio cuore e le proprie passioni, senza preoccuparsi del giudizio altrui.
Il legame con il nonno
Vieri ha poi condiviso aneddoti toccanti sulla figura di suo nonno, l’unico che ha sempre creduto in lui fin dall’inizio. “Ero in Australia e giocavo come terzino sinistro – ha raccontato – ma a 13 anni ho già avuto problemi con l’allenatore. Gli ho chiesto di mettermi davanti perché avevo fatto più gol degli attaccanti”. Questa determinazione lo ha portato a chiedere a suo padre di trasferirsi in Italia per unirsi a suo nonno a Prato. “Ho preso la valigia e sono partito. Agli allenamenti mi portava proprio il nonno. Era l’unico a credere in me, da sempre”, ha detto Vieri, con gratitudine nella voce.
Le prime esperienze calcistiche in Italia sono state caratterizzate da ricordi vividi e significativi. In particolare, Vieri ha raccontato: “Mio nonno mi dava 5mila lire per ogni gol segnato. Alla prima partita ne feci quattro. Già diceva a mio zio che sarei diventato uno dei migliori attaccanti del mondo”. Questi momenti di sostegno e incoraggiamento hanno avuto un impatto duraturo sulla sua vita, tanto che “Coi primi soldi comprai una macchina ai miei genitori”, ha riflettuto.
Riflessioni sul calcio attuale
Parlando del calcio attuale, Vieri ha espresso una visione positiva. “Inter, Atalanta, Roma e Fiorentina hanno ottenuto ottimi risultati in Europa. Certo, non ci sono più i soldi di una volta, però le società sono brave a cercare giocatori e allenatori giovani”, ha sottolineato. Ha evidenziato come il calcio italiano stia affrontando una nuova era, nonostante le difficoltà economiche: “Noi non prendiamo più i giocatori più forti del mondo, ma i giovani più forti al mondo sì”.
Inoltre, Vieri ha parlato della coesione nel calcio italiano, evidenziando la reazione del gruppo al malore di Edoardo Bove. “Per lui c’è stato un abbraccio enorme da parte di tutti. Si vede che sono molto legati. Il gruppo è fondamentale da sempre, perché fa venire fuori le individualità”, ha affermato, sottolineando l’importanza della connessione tra i giocatori per il successo delle squadre.
Infine, Vieri ha menzionato attaccanti moderni che ritiene simili a lui, come Vlahovic, Lukaku e Haaland. “Ci sono alcuni mancini molto forti strutturalmente. Penso a Dovbyk. Lui è forte davvero, lo vedrete”, ha concluso. Le parole di Vieri, cariche di passione e nostalgia, dimostrano il suo amore per il calcio e l’importanza che questo sport ha avuto nella sua vita.