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Vela, alla scoperta dei misteri delle barche del vendée globe

Il Vendée Globe rappresenta una delle regate più emozionanti e impegnative del panorama velico internazionale. Si tratta di un giro del mondo in solitario, senza scalo, che mette alla prova non solo le abilità dei velisti, ma anche la tecnologia delle loro imbarcazioni. Ogni edizione di questa competizione porta con sé innovazioni significative, sia in termini di sicurezza che di prestazioni. La decima edizione, partita da Les Sables d’Olonne, ha visto una flotta di barche che non solo competono per la vittoria, ma che rappresentano il culmine della tecnologia velica moderna.

Innovazioni e sicurezza

Il Vendée Globe ha una lunga storia di evoluzione, soprattutto in relazione alla sicurezza in mare. Dopo eventi tragici del passato, come la scomparsa di tre velisti, gli organizzatori hanno introdotto regolamenti più severi per garantire una maggiore protezione senza compromettere la velocità delle imbarcazioni. Tra le innovazioni più rilevanti vi è l’ammissione della classe IMOCA 60, che ha dimostrato di essere significativamente più veloce rispetto ai modelli precedenti, con una media di miglioramento del 50% in ogni direzione di navigazione.

Caratteristiche delle barche

Le barche IMOCA 60 possiedono dimensioni specifiche che ne caratterizzano l’efficienza e la sicurezza. Ecco alcune delle loro principali caratteristiche:

  1. Lunghezza: 18,28 metri (fino a 20,12 metri con il bompresso).
  2. Larghezza: 5,85 metri.
  3. Pescaggio: 4,50 metri.
  4. Numero massimo di vele: otto, con limitazioni sull’uso di materiali in fibra di carbonio.

Il design delle barche è diventato un’arte, con nomi noti nel settore, come VPLP e Guillaume Verdier, che dominano il panorama. La flotta si divide in tre gruppi: le barche più nuove, quelle della generazione precedente e quelle più vecchie, alcune delle quali hanno più di dieci anni, dimostrando che l’innovazione non esclude le imbarcazioni datate.

Tecnologia e personalizzazione

Un aspetto affascinante dell’IMOCA 60 è la possibilità di personalizzare l’interno e l’esterno della barca. Questa caratteristica consente ai velisti di adattare l’imbarcazione alle proprie esigenze specifiche. Ad esempio:

  • Le sei donne in gara hanno ricevuto attrezzature più leggere.
  • Boris Herrmann ha scelto di avere la maggiore altezza sottocoperta, migliorando il comfort durante la lunga regata.
  • Charlie Dalin ha progettato la sua imbarcazione, Macif, con un design particolarmente aggressivo, mentre Giancarlo Pedote ha puntato sull’affidabilità.

Questa personalizzazione rappresenta un esempio di come la vela moderna si stia evolvendo, rendendo la competizione accessibile anche a velisti con disabilità, come Jingkun Xu.

Velocità e prestazioni

Le prestazioni delle barche IMOCA 60 sono sbalorditive. Con una superficie velica che varia da 260 a 320 metri quadrati in bolina e oltre 400 metri quadrati con il gennaker, i velisti possono raggiungere medie incredibili di 22 nodi, con picchi che si avvicinano ai 40 nodi. Questo significa percorrere quasi 600 miglia in 24 ore, un viaggio paragonabile a quello da Cagliari a Napoli e ritorno, affrontando onde gigantesche.

L’accelerazione è un altro punto di forza: le barche possono passare da dieci nodi a 25 in pochi secondi, un’esperienza che ricorda le corse di Formula 1, ma con la complessità delle condizioni oceaniche. Questa combinazione di velocità, tecnologia e abilità umana rende il Vendée Globe una delle sfide più emozionanti nel panorama sportivo mondiale.

Nella decima edizione del Vendée Globe, i concorrenti sono non solo velisti, ma veri e propri atleti, pronti a sfidare i limiti della tecnologia e della resistenza umana. Con un numero crescente di partecipanti, il livello di competizione è sempre più alto. L’attuale classifica vede in testa Charlie Dalin su Macif, uno dei favoriti, ma la competizione è serrata e non mancano sorprese. Ogni edizione porta con sé storie di coraggio, determinazione e la volontà di superare i propri limiti, rendendo il Vendée Globe non solo una regata, ma un vero e proprio viaggio nell’anima della vela.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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Luca Baldini

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