Il pugilato, una delle discipline più nobili e storiche delle Olimpiadi, si trova attualmente in una fase di incertezza. Recenti controversie legate alla governance e alla gestione delle competizioni hanno portato il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) a escludere il pugilato dal programma olimpico. In questo contesto, Boris Van der Vorst, presidente di ‘World Boxing’, ha avviato un ambizioso progetto per riportare il pugilato ai Giochi Olimpici di Los Angeles 2028.
Durante una visita a Roma, dove ha incontrato i dirigenti della Federazione Pugilistica Italiana (FPI), Van der Vorst ha espresso la sua determinazione nel lavorare per la reintroduzione del pugilato nel programma olimpico. “Al momento, la boxe è fuori dal programma olimpico e per riuscire a reintrodurla, è necessario avere una federazione internazionale che si prenda cura di questo sport. Il CIO è stato molto chiaro su questo, c’è solo una chance ed è quella di creare un unico organismo”, ha affermato Van der Vorst.
La necessità di un cambio di governance
Questa situazione è il risultato di un lungo periodo di turbolenze all’interno della federazione internazionale di pugilato, l’Iba. Gli scontri interni e le critiche sulla gestione delle competizioni hanno reso imperativo un cambio di governance. Van der Vorst punta a far riconoscere ‘World Boxing’ come la nuova federazione internazionale responsabile. “Confido nel fatto che la nostra federazione venga riconosciuta, portando il pugilato a essere reinserito nel programma olimpico”, ha aggiunto.
L’importanza del pugilato alle Olimpiadi
L’importanza di questa iniziativa non può essere sottovalutata. Il pugilato ha una lunga e onorata storia alle Olimpiadi, con il suo debutto risalente ai Giochi di Atene nel 1900. La disciplina ha visto la partecipazione di leggende come Muhammad Ali, Sugar Ray Leonard e, più recentemente, il cubano Teofimo Lopez, che ha conquistato l’oro a Rio de Janeiro nel 2016. Perdere il riconoscimento olimpico sarebbe devastante per il pugilato e per gli atleti che vedono nei Giochi la massima espressione della loro carriera sportiva.
La strategia per il futuro
“È fondamentale soddisfare tutte le richieste del CIO per dimostrare che siamo in grado di prenderci cura di questo sport”, ha proseguito Van der Vorst, sottolineando che la scadenza per risolvere questa questione è imminente. “Vogliamo chiudere la questione prima possibile perché ci sono delle deadline da rispettare per Los Angeles”, ha chiarito.
La strategia di Van der Vorst si basa su un approccio inclusivo e professionale, volto a garantire che la boxe continui a essere parte integrante della tradizione olimpica. Egli ha anche menzionato la necessità di affrontare nuove sfide, come la crescente attenzione verso le questioni di inclusività e uguaglianza di genere nel pugilato. In questo senso, il pugilato femminile ha guadagnato sempre più visibilità, con atlete che hanno dimostrato di essere all’altezza delle loro controparti maschili. Tuttavia, il dibattito su questioni delicate come l’iperandroginismo nel pugilato femminile rimane un tema controverso.
Van der Vorst ha scelto di non rispondere a domande riguardanti questo argomento, forse per evitare ulteriori polemiche in un momento già critico per la disciplina. La sua attenzione rimane focalizzata sul futuro, un futuro che spera possa includere nuovamente il pugilato nel programma olimpico.
In conclusione, il cammino verso i Giochi di Los Angeles è ancora lungo e ricco di sfide, ma la leadership di Boris Van der Vorst e la comunità pugilistica internazionale sembrano pronte a lottare per il futuro del pugilato. La passione e l’impegno per questo sport non sono mai stati così forti, e la speranza di rivedere i pugili sul palcoscenico olimpico è più viva che mai. La storia del pugilato olimpico è una storia di resilienza e determinazione; con il giusto supporto e una governance solida, la disciplina potrebbe trovare la sua strada per un ritorno trionfale nel mondo delle Olimpiadi.