Carlos Alcaraz, un 2023 da incorniciare seppur con qualche… crepa sul muro. Lo spagnolo presume di aver perso “una grande opportunità” nel tour asiatico. E dal suo punto di vista, non gli si può dare del tutto torto. Da un lato, non è riuscito ad aumentare il proprio bottino di titoli, che ammonta a sei nella stagione in corso. Dall’altra, non è stato in grado di avvicinare ulteriormente Novak Djokovic nella lotta, che sembra ormai una questione personale fra i due, per riconquistare il numero uno del raking.
Due semifinali e un ottavo di finale. Un bottino quasi normale per un top player in finale di stagione, non per il murciano che torna in Spagna con un saldo inferiore alle aspettative: la semifinale all’ATP 500 di Pechino e gli ottavi di finale al Masters 1.000 di Shanghai rappresentano, classifica alla mano, una grande occasione persa. Anche perché, ancor prima di percorrere la via della seta, Alcaraz sapeva che Djokovic avrebbe riposato e lasciato, potenzialmente, strada libera in questo tratto di percorso.
Una scelta rischiosa, quella del serbo, ma che ha pagato. Alcaraz si è immolato alla causa del #1 ma ha pagato evidentemente dazio alla fatica. Prima è caduto in semifinale contro Sinner, sconfitta che tuttavia rientra anche nella logica di un tennista che ha perso quattro volte con il nostro portacolori. Meno preventivabile quanto accaduto a Shangai dove, oltre all’assenza di Nole, il tabellone era particolarmente appetibile considerati i forfait e le sconfitte di Medvedev, Sinner, Rune, Zverev, Tsitsipas.
Alcaraz non ha perso contro l’ultimo arrivato sebbene sia caduto in un ottavo di finale. Dimitrov è da anni considerato uno dei migliori talenti, seppur inespressi, del circuito. Si tratta di un giocatore di talento, vincitore delle ATP Finals nel 2017 e che per un periodo è stato considerato l’erede naturale di Federer con tanto di soprannome “Baby Roger” per la classe la tecnica con cui riusciva a eseguire il meraviglioso rovescio a una mano. Il bulgaro ha pagato oltre ogni aspettativa il passaggio fra i grandi, ma resta comunque un buon giocatore anche se (ancora) non eccezionale.
E comunque largamente alla portata di Alcaraz, considerato che negli scontri diretti il ragazzo dell’est aveva sempre perso le sue tre partite contro Carlitos senza riuscire a portarsi a casa neanche un set. La sensazione è che il calendario, sempre più fitto di impegni, stia diventando un po’ troppo lungo per Carlitos, che sinora ha giocato qualcosa come 72 partite ufficiali con un bilancio da fenomeno: 63-9. Ne perde una su nove, comunque ancora troppe per i suoi gusti. Esagerato? Si chiama mentalità vincente…
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