Mentre l’Italia gioca la Coppa Davis senza i suoi big e perde malissimo con il Canada una delle stelle che sta a guardare è costretto a un lungo stop. La pessima notizia era nell’aria ed è arrivata. Stagione compromessa per Matteo Berrettini: la diagnosi dopo gli esami strumentali non lasciano speranze. Nel secondo turno degli US Open con Arthur Rinderknech, il tennista azzurro ha rimediato una rottura parziale del legamento peroneo astragalico anteriore.
Matteo Berrettini ha ripotato un infortunio serio al primo osso del piede. L’astragalo è stabilizzato dai due malleoli, quello tibiale e peroneale ed è tenuto insieme dai legamenti che garantiscono elasticità e stabilità. In uno sport come il tennis, dove il piede non è quasi mai pienamente appoggiato al terreno durante le fasi di gioco, l’astragalo è ovviamente meno stabile. Nel caso di Berrettini, il piede, ruotando all’interno, non regge alla sollecitazione. Si genera la classica distorsione e per Matteo nello specifico, una lesione di secondo grado. In questi casi si procede al trattamento conservativo, che richiede un tempo di recupero assestabile sulla quarantina di giorni. Serviranno 2-3 settimane per la cicatrizzazione e altrettante per tornare alla tenuta stabile.
Berrettini potrebbe anche forzare i tempi per rientrare in meno di un mese e mezzo ma tutto lascia credere che sia meglio non bruciare le tappe anche perché servirà un Matteo in piena forma ed efficienza per risalire la china. L’infortunio ha avuto ripercussioni pesantissime sul piano fisico ma ne avrà altrettante a livello di ranking. Berrettini era stabilmente fra i primi 20 al mondo, anche nel momento peggiore della sua carriera. Il 2023 però è iniziato sotto pessimi auspici e si è praticamente concluso anche peggio. Il tennista è crollato nella classifica ATP ed è solo quinto fra gli azzurri, scavalcato nel ranking da un altro Matteo Arnaldi, che è entrato fra i primi 50 dopo lo straordinario torneo giocato a Flashing Meadows. Ciò significa che Berrettini, precipitato sotto la 60esima posizione, non potrà entrare (a meno che non gli sia concessa una wild card) nei tabelloni principali dei tornei e dovrà passare attraverso le forche caudine delle qualificazioni. Ecco perché l’obiettivo più realistico è chiudere nel migliore dei modi un anno comunque da dimenticare per limitare i danni in vista di un 2024 che peggio di così proprio non può essere.
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