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Taglio record nel fondo auto: 4,6 miliardi in meno

Negli ultimi mesi, l’industria automobilistica italiana è stata al centro di intense discussioni e preoccupazioni. Solo poco tempo fa, si era ventilata l’ipotesi ambiziosa di portare la produzione di automobili in Italia a un milione di unità. Tuttavia, le recenti notizie relative ai tagli al fondo automotive gettano un’ombra sul futuro di questo settore cruciale. Nella versione più recente del disegno di legge della Manovra, che è stato presentato alla Camera, si prevede un taglio drastico di 4,6 miliardi di euro al fondo destinato all’automotive. Questo fondo era stato istituito nel 2022 sotto il governo Draghi e inizialmente ammontava a 8,3 miliardi di euro.

Il fondo era stato concepito per sostenere due principali aree: incentivare la domanda tramite incentivi per l’acquisto di automobili, e supportare le aziende nella loro transizione tecnologica dalla produzione di motori a combustione interna verso quella di veicoli elettrici. Questa transizione non solo è cruciale per il futuro sostenibile del settore, ma anche per mantenere la competitività delle aziende italiane nel panorama globale. Attualmente, nel fondo restano 5,8 miliardi di euro, che secondo il piano originale dovrebbero essere spesi entro il 2030. Tuttavia, fino ad oggi, solo una piccola parte di questi fondi – circa 350 milioni di euro – è stata effettivamente destinata alle imprese.

Le preoccupazioni di Anfia

Roberto Vavassori, presidente di Anfia, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese del settore automotive, ha espresso preoccupazione per la situazione attuale. Secondo Vavassori, l’intenzione iniziale era quella di utilizzare un miliardo di euro all’anno dal 2025 al 2030 per sostenere la filiera produttiva. Questa filiera rappresenta un tessuto imprenditoriale di enorme importanza, con 270mila addetti diretti e un fatturato complessivo di 100 miliardi di euro. Inoltre, il 90% di questo settore è composto da produttori di componenti, molti dei quali sono piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti.

L’impatto della componentistica italiana

La componentistica italiana ha tradizionalmente mostrato una bilancia commerciale in attivo, con esportazioni particolarmente forti verso la Germania. Tuttavia, il rallentamento della produzione tedesca sta iniziando ad avere ripercussioni anche sulle aziende italiane. Vavassori ha confermato che si sta registrando un rallentamento significativo dal versante tedesco, un segnale preoccupante per un settore che dipende fortemente dalle esportazioni.

Le relazioni con Stellantis e il governo

Un altro fattore di incertezza è rappresentato dai rapporti tra il governo italiano e Stellantis, uno dei principali attori del settore automobilistico. Sebbene Vavassori speri che i cattivi rapporti non influenzino le decisioni relative al fondo, il rischio rimane. Infatti, l’associazione Anfia ha espresso, attraverso una nota ufficiale, la speranza che il taglio al fondo venga fortemente ridotto durante l’iter di approvazione della manovra in Parlamento. Se ciò non avverrà, potrebbe esserci una profonda frattura nella fin qui positiva collaborazione tra la filiera industriale e il governo.

Implicazioni a lungo termine

Questa situazione di incertezza non riguarda solo il futuro immediato del settore, ma ha implicazioni di lungo termine per l’intera economia italiana. La transizione verso una produzione più sostenibile e tecnologicamente avanzata è essenziale non solo per rispettare gli obiettivi ambientali, ma anche per garantire che l’industria automobilistica italiana rimanga competitiva in un mercato globale in rapida evoluzione. Con le nuove sfide poste dalla transizione energetica e dal cambiamento delle dinamiche commerciali internazionali, è essenziale che il governo e le imprese del settore automobilistico lavorino insieme per trovare soluzioni che possano garantire un futuro prospero e sostenibile.

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