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Spazio accogliente per bambini con autismo all’Olimpico

Un pomeriggio di sport allo Stadio Olimpico di Roma si è trasformato in un’esperienza speciale per un gruppo di giovani tifosi molto particolari. Grazie all’iniziativa della Lazio e alla collaborazione con l’Associazione Oltre il Blu di Termoli, i bambini affetti da disturbo dello spettro autistico hanno potuto assistere alla partita Lazio-Genoa in un ambiente pensato appositamente per loro. Questo spazio, conosciuto come “Quiet Room”, si trova nella Tribuna Monte Mario ed è stato progettato da Sport e Salute per offrire un rifugio sicuro e tranquillo, lontano dagli stimoli sovraccaricanti che possono essere presenti in un ambiente affollato come quello di uno stadio.

Un ambiente inclusivo per tutti

La “Quiet Room” rappresenta una significativa innovazione nel tentativo di rendere gli eventi sportivi accessibili a tutti, inclusi coloro che potrebbero essere sopraffatti da luci intense, rumori forti e grandi folle. All’interno di questa stanza, gli stimoli sensoriali sono ridotti al minimo, permettendo ai bambini di godersi il gioco in tranquillità, insieme ai loro genitori e accompagnatori. Questo ambiente è stato pensato per rispondere alle esigenze specifiche dei bambini con autismo, garantendo loro la possibilità di vivere un evento sportivo in sicurezza e serenità.

L’impegno della Lazio per l’inclusione

L’iniziativa è stata fortemente voluta dal presidente della Lazio, Claudio Lotito, che ha espresso il desiderio di promuovere l’inclusione e i valori positivi dello sport. “Quella di oggi è un’iniziativa che promuove l’inclusione e i sani valori dello sport, e spero sia l’inizio di un lungo percorso replicabile anche in altri stadi d’Italia”, ha dichiarato Lotito durante l’incontro con l’Associazione Oltre il Blu. Questa esperienza si è rivelata indimenticabile per i ragazzi coinvolti, che hanno potuto vivere le emozioni della partita in un ambiente a loro misura.

Un passo avanti verso una maggiore consapevolezza

La presenza di una “Quiet Room” all’interno di un impianto sportivo come l’Olimpico è un passo avanti significativo verso una maggiore consapevolezza e sensibilità nei confronti delle esigenze delle persone con disabilità. Non solo offre un’opportunità di inclusione, ma contribuisce anche a diffondere una cultura di rispetto e comprensione. In un periodo in cui l’inclusione sociale è diventata una priorità, iniziative di questo tipo dimostrano come lo sport possa fungere da potente veicolo per la promozione di valori universali.

Il supporto dell’associazione Oltre il Blu

L’associazione Oltre il Blu, attiva nel supporto ai bambini con autismo e alle loro famiglie, ha accolto con entusiasmo la possibilità di partecipare a questa iniziativa. Le famiglie hanno potuto trascorrere una giornata serena, godendo del calcio e del tempo trascorso insieme, sapendo che i loro figli erano in un ambiente sicuro e accogliente. Questo tipo di esperienze non solo arricchiscono la vita dei bambini, ma forniscono anche un importante momento di condivisione e confronto per le famiglie.

Un futuro di ambienti accessibili

L’idea della “Quiet Room” potrebbe aprire la strada a simili progetti in altri stadi italiani, incoraggiando una rete di ambienti accessibili che consentano a tutti di partecipare e godere degli eventi sportivi. L’inclusione non è solo un obiettivo da raggiungere, ma un percorso continuo che richiede impegno e creatività da parte di tutte le istituzioni coinvolte.

Un debutto simbolico nel calcio

Il debutto di questa iniziativa nel massimo campionato di calcio rappresenta un passo simbolico e concreto verso una società più inclusiva, in cui ogni individuo, indipendentemente dalle proprie abilità, possa sentirsi parte integrante della comunità. Grazie a progetti come questo, lo sport continua a dimostrare il suo potenziale come strumento di cambiamento sociale, capace di abbattere barriere e favorire l’inclusione a ogni livello.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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