Luciano Spalletti ha impresso una svolta significativa alla nazionale italiana di calcio, portando una ventata di freschezza e ottimismo che sembrava perduta dopo la deludente performance agli Europei. In pochi mesi, l’allenatore di Certaldo ha riorganizzato la squadra, introducendo nuovi talenti e una filosofia di gioco che sta cominciando a dare i suoi frutti. La recente vittoria contro Israele ha rafforzato il primato dell’Italia nel girone di Nations League, avvicinando la squadra alla qualificazione per la Finale a otto e al ruolo di testa di serie per le qualificazioni ai Mondiali.
Una delle chiavi del successo di Spalletti è stata la sua capacità di ringiovanire la squadra. L’età media dei titolari nella partita contro Israele era di 25,2 anni, una diminuzione significativa rispetto alla squadra che aveva affrontato la Svizzera. Questo ringiovanimento non è solo una questione di numeri, ma anche di mentalità e freschezza sul campo. Spalletti ha saputo integrare nuovi volti come Ricci e Tonali, che, sebbene giovani, si stanno affermando come pilastri del centrocampo azzurro.
Il ruolo di Giovanni Di Lorenzo è emblematico della strategia di Spalletti. Nonostante i suoi 30 anni, il difensore del Napoli è stato una presenza costante e affidabile, dimostrando che l’esperienza può essere un vantaggio in una squadra giovane. La doppietta di Di Lorenzo contro Israele ha sottolineato quanto sia stato decisivo il suo contributo, giustificando la fiducia riposta in lui dal tecnico.
Un altro elemento cruciale della rinascita azzurra è stato l’inserimento di Mateo Retegui come centravanti. L’italo-argentino ha colmato una lacuna storica nella squadra, offrendo non solo una presenza fisica in attacco, ma anche la capacità di trasformare il gioco in gol. La sua crescita sotto la guida di Gian Piero Gasperini all’Atalanta è un esempio di come il lavoro a livello di club possa influenzare positivamente la nazionale.
Spalletti ha anche affrontato il problema della condizione fisica, che era stata una delle critiche principali dopo l’Europeo. La squadra azzurra ha dimostrato una notevole capacità atletica nelle recenti partite di Nations League, con giocatori come Dimarco che hanno performato a livelli altissimi. Questo miglioramento è stato attribuito a un lavoro fisico mirato e a una gestione più oculata delle risorse durante la stagione.
Il centrocampo è stato completamente rinnovato, non solo in termini di età, ma anche di tipologia di giocatori. La formula dei due mediani-registi si è dimostrata efficace, garantendo fluidità e controllo del gioco. Tuttavia, la mancanza di ricambi di pari livello è un punto di attenzione per Spalletti, che attende il ritorno di Nicolò Barella per rinforzare ulteriormente il reparto.
La tattica di Spalletti è stata un altro elemento di stabilità. Nonostante i cambiamenti apportati, il tecnico ha mantenuto un modulo fisso, basato su una difesa a tre, due esterni veloci, tre centrocampisti, un centravanti e una mezzapunta. Questa scelta ha permesso alla squadra di avere una chiara identità di gioco, senza cambiare approccio anche in situazioni complicate, come l’espulsione di Lorenzo Pellegrini contro Israele.
Dietro i titolari, Spalletti ha a disposizione giovani promesse come Daniel Maldini, Pisilli e Lucca, che rappresentano il futuro della nazionale. L’allenatore ha tempo e risorse per sviluppare ulteriormente questi talenti, garantendo una continuità di risultati e prestazioni.
In sintesi, l’Italia di Spalletti è una squadra in evoluzione, che ha mostrato segnali promettenti di crescita e miglioramento. Il futuro è ancora da costruire, ma i “spiragli di futuro” di cui parla Spalletti sono ben visibili. Con una strategia chiara, una rosa ringiovanita e un gioco convincente, l’Italia si prepara a riaffermarsi sul palcoscenico internazionale, con l’obiettivo di tornare ai vertici del calcio mondiale.
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