Il ritorno della Formula 1 ad Austin, Texas, dopo una pausa di quasi un mese dall’ultimo Gran Premio a Singapore, è stato subito caratterizzato da polemiche infuocate. Il centro del dibattito è il cosiddetto caso “T-Tray”, un sistema che la Red Bull ha ammesso di possedere e che permetterebbe di modificare l’assetto delle monoposto tra le qualifiche e la gara, potenzialmente infrangendo il regime di parco chiuso. La questione ha sollevato un polverone non solo tra i team, ma anche tra i piloti, con una serie di dichiarazioni che hanno animato il paddock.
La tensione tra i team
La tensione è palpabile, specialmente considerando che entrambi i Mondiali, piloti e costruttori, sono ancora apertissimi. I piloti della McLaren, Lando Norris e Oscar Piastri, si sono subito schierati contro i rivali della Red Bull. Norris si è espresso in modo conciliante, sottolineando la differenza tra innovazione e violazione del regolamento: “C’è una differenza tra le situazioni da ‘bianco o nero’ come questa e le innovazioni che si possono creare all’interno dello spazio consentito dal regolamento”. Tuttavia, il suo compagno di squadra, Oscar Piastri, ha usato toni più duri, affermando che “una cosa del genere non sta solo superando i limiti… Li sta chiaramente infrangendo”. Ha messo in evidenza come il loro “mini Drs” fosse legale e conforme alle regole, suggerendo che se il sistema T-Tray fosse stato utilizzato, si tratterebbe di una chiara violazione.
La difesa della Red Bull
Dall’altro lato, i piloti della Red Bull, Max Verstappen e Sergio Perez, hanno cercato di minimizzare la questione, difendendo l’operato del loro team. Verstappen ha dichiarato che il sistema è noto a tutti i team poiché la documentazione tecnica è stata condivisa con la FIA: “La documentazione tecnica sul sistema è open source, quindi tutti i team ne erano a conoscenza, in quanto è stata sottoposta alla FIA”. Ha ribadito che il sistema non è accessibile quando la monoposto è completamente assemblata, suggerendo che non ci sarebbe alcuna violazione del parco chiuso. Anche Sergio Perez ha confermato di essere a conoscenza del sistema, ma di non aver mai saputo di un suo utilizzo tra qualifiche e gara.
Diversità di interpretazione
Questo scambio di dichiarazioni ha messo in evidenza le diverse interpretazioni del regolamento da parte dei team e dei piloti. La McLaren, che ha fatto del rispetto delle regole un suo cavallo di battaglia, è determinata a mantenere alta la pressione sulla Red Bull e sulla FIA affinché venga fatta chiarezza. Dal canto loro, i piloti di Milton Keynes insistono che non c’è stata alcuna infrazione, auspicando che le polemiche non influiscano sul resto della stagione.
La necessità di un regolamento chiaro
La questione del T-Tray ha portato alla ribalta anche il dibattito sulla necessità di un regolamento più chiaro e meno soggetto a interpretazioni. La Formula 1 è sempre stata un terreno di innovazione, dove i team cercano costantemente di trovare vantaggi competitivi entro i limiti delle norme. Tuttavia, episodi come questo sollevano interrogativi sulla trasparenza e sull’equità delle competizioni.
Il ruolo cruciale della FIA
In questo contesto, il ruolo della FIA diventa cruciale. Spetta all’ente regolatore stabilire se la Red Bull abbia effettivamente infranto il regolamento e, in caso affermativo, determinare le eventuali sanzioni. La trasparenza delle operazioni e la chiarezza delle regole diventeranno elementi fondamentali per evitare ulteriori polemiche in futuro.
L’attesa per il Gran Premio di Austin
Mentre il weekend di gara si avvicina, tutte le attenzioni sono puntate sul circuito di Austin. La tensione tra i team è alta e ciascun errore potrebbe rivelarsi decisivo per l’assegnazione del titolo mondiale. Con i piloti pronti a darsi battaglia in pista, il caso T-Tray rimane un tema caldo, destinato a far discutere ancora a lungo nel paddock e tra gli appassionati di Formula 1.