In un contesto di tensione e conflitto, il calcio diventa non solo un gioco, ma anche un simbolo di resilienza e speranza. Questo è particolarmente vero per la Nazionale di calcio israeliana, che si trova a dover giocare le sue partite di Nations League lontano da casa, in Ungheria, a causa della situazione bellica nel loro Paese. Dor Peretz, il capitano della squadra, ha espresso con chiarezza quanto sia difficile concentrarsi sul calcio mentre il proprio Paese è in guerra. Tuttavia, ha sottolineato anche come, nonostante le difficoltà, sia un privilegio poter rappresentare Israele in questo momento critico.
Da quando Hamas ha lanciato un attacco contro Israele il 7 ottobre 2023, la tensione è salita alle stelle, portando a una risposta militare da parte dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. In questo contesto, la UEFA ha deciso di sospendere tutte le partite in Israele per motivi di sicurezza, costringendo la Nazionale a trasferirsi in Ungheria per le partite “casalinghe”. Questo spostamento fisico, però, non è nulla in confronto al peso emotivo che i giocatori portano sulle spalle, consapevoli che i loro compatrioti sono coinvolti nel conflitto e che ci sono ancora ostaggi nelle mani di Hamas.
Il ruolo della squadra come simbolo di speranza
Peretz ha parlato del ruolo che la squadra intende giocare, non solo sul campo ma anche come simbolo di speranza e unità per il popolo israeliano. “Siamo orgogliosi di essere qui e rappresentare il nostro Paese”, ha detto, sottolineando l’importanza di dare speranza e felicità ai cittadini attraverso il calcio. Questo sentimento di orgoglio e responsabilità è condiviso dall’allenatore Ran Ben Shimon, che ha evidenziato come la squadra debba mantenere un equilibrio tra il loro ruolo di atleti e quello di cittadini colpiti dalla situazione del loro Paese.
L’importanza di restare concentrati sullo sport
Ben Shimon ha dichiarato che, nonostante le priorità siano chiaramente altre in tempi di guerra, il compito della squadra è rimanere concentrata sullo sport. Questo non significa ignorare la realtà, ma piuttosto trovare un modo per continuare a contribuire al benessere morale e psicologico della nazione. Il calcio diventa così un mezzo per distogliere, anche solo temporaneamente, l’attenzione dalle tragiche notizie quotidiane e per unire le persone sotto il comune amore per lo sport.
Giocare lontano da casa: una nuova normalità
Questa situazione non è nuova per le squadre provenienti da zone in conflitto; spesso si trovano a dover giocare altrove, lontano dai loro tifosi e dal loro stadio. Tuttavia, per la Nazionale israeliana, il concetto di “partita in casa” ha acquisito un nuovo significato, poiché giocano in stadi lontani dalla loro terra, ma con il cuore e la mente rivolti a ciò che accade in patria.
La partita contro la Francia: un simbolo di resistenza
In questo contesto, la partita contro la Francia assume una dimensione che va oltre il semplice risultato sportivo. È l’occasione per dimostrare che, nonostante le avversità, lo spirito di una nazione può emergere forte e chiaro attraverso il gioco del calcio. I giocatori, molti dei quali hanno amici o familiari coinvolti direttamente nel conflitto, devono trovare la forza di mettere da parte le preoccupazioni personali per il tempo necessario a disputare una partita, offrendo un segnale di normalità e resistenza.
Il calcio come messaggio di pace e speranza
Mentre la situazione in Israele continua a evolversi, gli occhi del mondo del calcio restano puntati sulla Nazionale israeliana. Ogni partita giocata non è solo una sfida atletica, ma anche un messaggio di pace e speranza, un modo per ricordare che, nonostante le divisioni e le difficoltà, lo sport può unire le persone e offrire un raggio di luce nei momenti più bui.