Sette gol in sette da titolare, così Lukaku sta conquistando la Roma

Grazie a un allenatore come Mourinho, a un compagno come Paulo Dybala e a un progetto che lo vede di nuovo al centro, Romelu Lukaku sta ritrovando se stesso

La Roma conquista i tre punti nella sfida di Cagliari. Batte i rossoblù per quattro a uno in una partita che ha visto la squadra di Mourinho imporsi sia sul piano tattico che sul piano fisico, riuscendo altresì a non peccare di errori difensivi grossolani, a cui la Roma aveva ultimamente abituato, soprattutto nei primi minuti di gioco.
E se i giallorossi tornano alla vittoria in trasferta dopo sei mesi, gran parte del merito è dell’uomo più atteso del mercato romanista, nonché il trascinatore principale del club in queste prime giornate: Romelu Lukaku. Per il belga si tratta del settimo gol in sette partite da titolare, tra campionato ed Europa League.
Le sue qualità d’altronde, non sono mai state messe in discussione. Da un attaccante che a soli 18 anni è stato acquistato dal Chelsea, che si è affermato in Premier League con Everton e Manchester United e che ha dimostrato tutto il suo potenziale nei due anni all’Inter sotto la guida di Antonio Conte, non si può che aspettarsi il meglio.

Lukaku, più “Mourinhano” e “Contiano” che “Inzaghiano”

Tuttavia, non era certamente scontato un inizio così spumeggiante ed efficacie dal punto di vista realizzativo. Lukaku, infatti, è arrivato a Roma dopo un’estate contrassegnata da infinite polemiche e un ritorno al Chelsea che lo ha da subito considerato fuori dal progetto per l’attuale stagione. L’incognita principale era legata alla sua condizione fisica, visto che “big Rom”, essendo stato escluso dalla rosa dei “Blues”, si è unito agli allenamenti nella primavera della squadra londinese e ha di conseguenza saltato la fase prestagionale di preparazione atletica. Particolare non irrilevante, quello di non essersi allenato a sufficienza, per un giocatore che pesa di quasi 100 chilogrammi e che inevitabilmente fa della sua stazza la sua arma principale.
Il rendimento sottotono di Lukaku nella passata stagione è stato infatti ricondotto proprio alla sua mancanza di condizione, oltre che a una lampante fatica ad adattarsi allo stile di gioco di Simone Inzaghi, più propositivo rispetto allo stile “Contiano” o “Mourinhano”.

Romelu Lukaku
Immagine | Ansa – wigglesport.it

Ma questo è il Romelu del 2021?

Quest’anno invece l’impatto è stato degno del miglior Lukaku, quello del 2021, quando ha concluso la stagione con 34 reti, di cui 24 in Serie A che lo hanno portato ad essere vice capocannoniere dietro solo a Cristiano Ronaldo.
Qual è dunque la ragione di questo ottimo inizio? Mourinho e il suo gioco più volto al contropiede piuttosto che al possesso palla? Oppure avere Dybala al suo fianco?
Certamente entrambe le motivazioni contribuiscono a far esprimere al meglio le sue caratteristiche ma forse c’è di più, forse è più sottile, potrebbe centrare anche il fattore psicologico. Già, perché se si analizzano le stagioni in cui il belga non è riuscito ad esprimere il meglio di sé, non si può non fare caso al fatto che Lukaku nelle stagioni meno felici non fosse considerato un punto inamovibile dei progetti delle squadre in cui ha militato.

L’anno che ha deciso di voltare le spalle all’Inter, subito dopo aver vinto lo scudetto, è tornato al Chelsea, allora campione d’Europa. Indubbiamente la concorrenza all’interno di una squadra così competitiva e il giocare in un campionato di un livello superiore hanno forse rappresentato la causa principale di un’annata deludente che lo ha portato a scusarsi pubblicamente con l’appena abbandonata società milanese, pregando la stessa per un ritorno in gruppo la stagione successiva. Ritorno che c’è stato, accompagnato da un’attesa da parte dei tifosi nerazzurri, impazienti di rivedere l’uomo che più aveva fatto la differenza due anni prima. Tuttavia, gli infortuni, la difficoltà di adattamento ad un nuovo modulo e una staffetta per il posto di titolare, vinta per lo più da Edin Džeko, ne ha compromesso buona parte di stagione, salvo poi tornare sui suoi livelli solo verso fine campionato.

La finale di “Champions” fra Manchester City e Inter ha rappresentato quindi il punto di svolta. Inzaghi ha avuto l’importante onere di scegliere l’attaccante da affiancare a Lautaro Martínez nella gara di Istambul, con Džeko che ancora una volta è stato preferito a Lukaku come titolare.
Per “big Rom” probabilmente, la scelta dell’allenatore, unita ai clamorosi gol sbagliati che avrebbero potuto regalare il pareggio all’Inter, hanno rappresentato una frattura definitiva con la società meneghina, che non lo ha più visto come perno inamovibile dell’attacco.

Quasi sicuramente, la Roma non è la società che più Lukaku sognava, una volta dato definitivamente addio all’Inter, visto che non ha la possibilità di sognare in “Champions” come l’anno prima, è però una squadra che si sposa a pieno con le sue caratteristiche: una piazza che lo adora, un compagno di squadra come Dybala che gli è complementare, un tecnico di esperienza che lo conosce e che ha uno stile di gioco adatto a lui e infine un progetto societario che lo vede di nuovo al centro.

Non è difficile pensare che siano proprio queste le ragioni del suo approdo e del suo prolifico avvio di stagione nella capitale, in un club che ha ambizioni sicuramente più basse rispetto all’Inter ma che gli può far ritrovare quella condizione che aveva fatto sognare i nerazzurri qualche anno fa e che ora fa sognare la Roma.

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