Il calcio come strumento di soft power. La 32esima giornata di campionato di Serie A celebrerà l’importanza del Made in Italy. Un progetto congiunto fra il governo (con la presenza del Ministro dello Sport Andrea Abodi e il Ministro delle Imprese Adolfo Urso) e la Lega Calcio rappresentata dall’ad Luigi De Siervo che ha sottolineato il concetto: “Sappiamo di essere uno dei soft power del Paese, siamo diffusi e visibili in 204 paesi e raggiungiamo circa 750milioni di persone. Il Made In Italy è l’orgoglio del nostro paese e dobbiamo tramandare questo messaggio nostri figli. Con questa iniziativa cerchiamo di aiutare e dare il giusto esempio affinché si sostenga il made in Italy. Quando possibile il calcio è un buon esempio di un sistema di valori che ci rappresenta e con questa giornata cerca di rimettere a disposizione quello che ha per il nostro paese”.
Ma cosa è il soft power e, soprattutto, come si lega allo sport? In primis, è necessario chiarire il concetto di un termine che è stato coniato nello scorso secolo in ambito geopolitico e indica la capacità di un determinato stato di esercitare influenza e controllo sulle masse grazie all’utilizzo di strumenti intangibili e non bellici, ma comunque in grado di raggiungere un bacino di centinaia di migliaia o anche di milioni di persone. Traducendo dal politichese, investire nel soft power si traduce nella possibilità, attraverso la diffusione di cultura, sport o intrattenimento, di far conoscere e alimentare l’immagine e la reputazione di un paese all’estero. In questo contesto, lo sport è senza dubbio una delle colonne portanti del soft power, in quanto calamita in grado di attirare anche miliardi di persone.
Un primo grande esempio di soft power che ha avuto un ritorno è quello legato alla Cina. Un paese guardato con una certa diffidenza sino all’inizio del secolo scorso. Grazie all’organizzazione dei giochi olimpici del 2008 a Pechino, il paese è riuscito a mostrare il lato migliore di sé e poi di imporlo al mondo assestandosi come uno dei paesi con maggiore potenza economica nel contesto internazionale. Ci ha provato anche il Golfo Persico, con risultati più o meno soddisfacenti. In questo caso il concetto di soft power si mescola a quello di sportwashing, ovvero l’utilizzo dello sport per recuperare reputazione corrottasi nel tempo. Qatar, paese ospitante degli ultimi mondiali, nonché sede ormai tradizionale di eventi legati al motorsport, Arabia Saudita e Bahrein spingono da tempo su questa leva.
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