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Secrets of racing yachts at vendée globe revealed

Il Vendée Globe è una delle competizioni veliche più prestigiose e impegnative al mondo. Si tratta di un giro del mondo in solitario senza scalo, che mette a dura prova non solo i velisti, ma anche le imbarcazioni. Le barche partecipanti devono essere all’avanguardia, capaci di affrontare le insidie dell’oceano e garantire la massima sicurezza ai marinai. In questo articolo, esploreremo i segreti delle barche partecipanti al Vendée Globe, le loro caratteristiche e l’evoluzione tecnologica che ha investito la classe IMOCA 60.

L’evoluzione della classe imoCA 60

La classe IMOCA 60, cuore pulsante del Vendée Globe, ha visto un’innovazione costante dal suo debutto. Nel corso degli anni, le barche sono diventate progressivamente più veloci e sicure, grazie a studi approfonditi e rigorosi regolamenti. L’introduzione di nuove norme di sicurezza, dopo la scomparsa di tre velisti in mare, ha portato a una maggiore attenzione nella progettazione delle imbarcazioni. Le barche devono ora rispettare parametri fissi, tra cui:

  1. Lunghezza: 18,28 metri
  2. Larghezza massima: 5,85 metri
  3. Pescaggio: 4,50 metri

Il design delle barche è frutto di un lavoro di squadra tra progettisti e velisti, che devono trovare un equilibrio tra prestazioni e sicurezza. Ogni barca è dotata di un albero alto tra i 28 e i 29 metri, con un dislocamento di circa 8 tonnellate. Inoltre, le regole stabiliscono un numero massimo di otto vele a bordo, che non possono essere realizzate in fibra di carbonio, per garantire una maggiore sicurezza in caso di incidenti.

Innovazioni tecnologiche

Le imbarcazioni della classe IMOCA 60 sono caratterizzate da innovazioni tecnologiche che spingono i limiti della vela. Ad esempio, le forme plananti degli scafi e l’inserimento di foil (ali sottomarine) hanno permesso ai velisti di raggiungere velocità straordinarie. Le barche possono registrare medie di 22 nodi e, in condizioni favorevoli, è possibile sfiorare i 40 nodi, con percorrenze che arrivano a quasi 600 miglia in 24 ore. Questo risultato è paragonabile a una competizione automobilistica di Formula 1, ma con la difficoltà di affrontare onde gigantesche e condizioni meteorologiche imprevedibili.

Ogni barca è progettata per essere personalizzabile, permettendo ai velisti di adattare l’imbarcazione alle proprie necessità. Ad esempio, alcune delle sei veliste in gara hanno sviluppato attrezzature più leggere, mentre altri, come il tedesco Boris Herrman, hanno ottimizzato gli spazi interni per alleviare il mal di schiena, creando una maggiore altezza sottocoperta.

I partecipanti e le loro storie

Tra i partecipanti, il francese Charlie Dalin su Macif è attualmente uno dei favoriti, grazie a un progetto innovativo firmato dal noto progettista Verdier. Altri velisti, come l’italiano Giancarlo Pedote, hanno optato per una maggiore affidabilità, apportando modifiche significative alla loro barca Prysmian. La varietà di storie e approcci alla regata è uno degli aspetti che rende il Vendée Globe così affascinante.

Un esempio di determinazione è rappresentato dal cinese Jingkun Xu, un paralimpico che ha perso un braccio all’età di dodici anni. La sua partecipazione al Vendée Globe rappresenta una sfida personale, e la sua barca del 2017 è stata adattata per soddisfare le sue esigenze. L’obiettivo principale per Xu non è vincere, ma completare il giro del mondo, dimostrando che la perseveranza può superare qualsiasi ostacolo.

In conclusione, il Vendée Globe non è solo una regata, ma un vero e proprio test di resistenza, innovazione e spirito di avventura. Le barche che vi partecipano sono il risultato di anni di ricerca e sviluppo, e ogni velista porta con sé una storia unica di determinazione e passione per il mare. Mentre le onde dell’oceano continuano a sfidare questi audaci marinai, le barche si affermano come veri gioielli di ingegneria, pronte a scrivere un nuovo capitolo nella storia della vela.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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Luca Baldini

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