La serata al Forum di Assago è stata una di quelle che gli appassionati di basket non dimenticheranno facilmente. L’Olimpia Milano, una delle squadre più prestigiose e titolate del panorama cestistico europeo, si è trovata protagonista di una delle rimonte più incredibili e dolorose degli ultimi anni. Dopo aver dominato per gran parte della partita, con un vantaggio che sembrava incolmabile di 27 punti, la squadra milanese è crollata sotto i colpi dello Zalgiris Kaunas, che ha ribaltato il risultato con una prestazione mozzafiato nell’ultimo quarto, segnando 37 punti.
La partita sembrava già decisa quando Milano si portava sul 64-37, a poco più di tre minuti dalla fine del terzo quarto. Lo Zalgiris ha però dimostrato che nel basket nulla è mai scontato, mettendo in campo una determinazione e una resistenza fisica fuori dal comune. Un risultato che ha lasciato attoniti tifosi e addetti ai lavori, e che ha aperto un dibattito su cosa sia effettivamente andato storto per l’Olimpia.
Secondo il celebre allenatore Dan Peterson, il collasso della squadra milanese è un enigma difficile da decifrare. Tuttavia, un elemento potrebbe essere cruciale: la mancanza di un playmaker “puro”. Peterson ricorda con nostalgia i tempi in cui poteva contare su Mike D’Antoni, un regista capace di gestire la squadra nei momenti difficili, di spezzare il pressing avversario e di far girare il gioco con fluidità. Oggi, quel tipo di giocatore sembra diventato una rarità, una figura mitica che le squadre cercano disperatamente per evitare i blackout come quello vissuto al Forum.
La questione del playmaker è centrale. Un buon playmaker non solo dirige il gioco, ma è anche il cuore pulsante della squadra, capace di infondere fiducia e tranquillità ai compagni nei momenti critici. L’Olimpia, nonostante la presenza di ottimi giocatori come Dimitrijevic, Bolmaro e Flaccadori, manca di un vero regista, un elemento che possa fare la differenza nei momenti che contano. Un playmaker puro è in grado di leggere il gioco e di prendere le decisioni giuste sotto pressione, qualità essenziali per evitare il crollo mentale e fisico che ha afflitto Milano nella partita contro lo Zalgiris.
Le parole di Peterson riportano alla mente un episodio della sua carriera, quando nel 1981 la sua squadra subì una pesante sconfitta contro la Scavolini Pesaro. Quella debacle, paradossalmente, fu il punto di svolta per il suo team, che riuscì a trovare la forza e la determinazione per risalire la china e trionfare alla fine della stagione. L’Olimpia di oggi potrebbe trarre ispirazione da quella storia, affrontando le critiche e le difficoltà con lo stesso spirito di resilienza.
Il campionato è ancora lungo e la stagione offre molte opportunità di riscatto. L’Olimpia ha dimostrato di avere il potenziale per giocare un basket di altissimo livello, come evidenziato dai primi 27 minuti della partita contro lo Zalgiris. La chiave sarà mantenere la concentrazione e l’energia per tutta la durata della partita, evitando quei cali di tensione che possono costare caro.
Nel frattempo, il mercato offre poche soluzioni immediate per trovare un playmaker di qualità, ma la squadra potrebbe già essere al lavoro per individuare il rinforzo giusto. Un giocatore capace di incarnare quel ruolo con la leadership necessaria potrebbe essere la chiave per evitare altre serate amare come quella vissuta al Forum.
Nonostante tutto, la stagione è ancora nelle fasi iniziali, e c’è ancora tempo per correggere il corso. L’Olimpia Milano ha tutte le carte in regola per trasformare questa sconfitta in un’opportunità di crescita e miglioramento. La sfida sarà quella di trovare la giusta alchimia e di lavorare sui punti deboli emersi, per tornare a essere la squadra che tutti i tifosi si aspettano di vedere sul parquet.
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