
Scommesse e giovani: un problema che richiede attenzione urgente - ©ANSA Photo
L’argomento delle scommesse nel mondo del calcio sta diventando sempre più centrale nel dibattito pubblico, e l’Associazione Italiana Calciatori (Aic) sta cercando di portare alla luce un messaggio importante: il problema non riguarda solo i calciatori, ma colpisce in modo significativo i giovani e il contesto in cui vivono. Umberto Calcagno, presidente dell’Aic, ha messo in evidenza l’urgenza di spostare l’attenzione dalle conseguenze negative delle scommesse verso campagne di sensibilizzazione mirate per i ragazzi e le loro famiglie.
Il ruolo del governo nelle campagne di sensibilizzazione
Calcagno ha sottolineato che il governo deve giocare un ruolo cruciale nel garantire i fondi necessari per l’implementazione di campagne educative. “Bisogna che il governo trovi i fondi per campagne di sensibilizzazione ad hoc”, ha dichiarato. È fondamentale coinvolgere i genitori in questo processo educativo, poiché, come afferma Calcagno, “se non si agisce prima, dopo i 14-16 anni è già tardi”. Questo approccio mira a prevenire il rischio di ludopatia, una dipendenza che può avere conseguenze devastanti per i giovani atleti.
L’educazione come chiave per la rieducazione
Calcagno ha evidenziato che i ragazzi coinvolti in situazioni di gioco d’azzardo non sono necessariamente colpevoli di reati, ma piuttosto vittime di una problematica più ampia. “Il presupposto è che questi ragazzi hanno un problema di ludopatia, non hanno commesso illeciti”, ha dichiarato. Ciò porta a una riflessione più profonda sulla natura del problema: non si tratta solo di punire, ma di educare e rieducare. In questo contesto, ha richiamato l’attenzione sull’importanza della funzione rieducativa della pena, citando l’articolo 27 della Costituzione italiana.
- Educazione e prevenzione: è fondamentale iniziare a educare i giovani prima dei 14-16 anni.
- Rieducazione: il sistema deve puntare a riabilitare e reintegrare i giovani atleti.
- Consapevolezza: le campagne devono promuovere la consapevolezza sui rischi del gioco d’azzardo.
La necessità di un approccio umano
Il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, ha spinto per una linea dura nei confronti dei giocatori coinvolti in scandali di scommesse, arrivando fino all’esclusione dalla Nazionale. Tuttavia, Calcagno ha ribadito l’importanza di reintegrare coloro che hanno già scontato la loro pena: “Chi ha saldato i conti con la giustizia sportiva deve fare parte del nostro mondo in maniera completa”. Questo richiamo a un sistema che non si limita a punire, ma che cerca anche di riabilitare e reintegrare è essenziale.
Un esempio emblematico è quello di Paolo Rossi, il famoso calciatore che ha segnato la storia del Mondiale del 1982. “Nel 1982 avevo 12 anni e per me quel Mondiale vinto dall’Italia ha il volto di Paolo Rossi”, ha ricordato Calcagno. Rossi, che in precedenza aveva affrontato due anni di squalifica per un coinvolgimento in un caso di scommesse, è riuscito a recuperare la sua carriera, diventando un simbolo di successo e redenzione.
In un contesto in cui le scommesse e il gioco d’azzardo sono sempre più presenti nella vita quotidiana, è fondamentale lavorare a livello educativo. Questo significa formare non solo i giovani atleti, ma anche le loro famiglie e la comunità in generale. Le campagne di sensibilizzazione devono affrontare il tema in modo diretto, promuovendo la consapevolezza sui rischi del gioco d’azzardo e sugli effetti che può avere sulla vita di un giovane.
In definitiva, l’Aic sta cercando di cambiare il paradigma attuale, spostando il focus dalla morbosità dei media e dalle chat illecite ai racconti di chi ha sbagliato ma ha trovato la forza di rimediare. È un invito a costruire un futuro più sano per i giovani atleti, dove la competizione e il divertimento possano coesistere, lontano dalle insidie del gioco d’azzardo. La sfida è grande, ma il primo passo è già stato fatto: riconoscere che il problema è generazionale e che la soluzione deve partire da una nuova consapevolezza collettiva.