Il mondo del calcio è spesso caratterizzato da alti e bassi, e la storia della Roma e della sua ex presidentessa, Rosella Sensi, è un esempio lampante di come le vicende sportive possano riflettersi anche nella vita personale e professionale. Sensi, che ha ricoperto un ruolo di grande importanza nella società giallorossa, ha vissuto momenti di gloria e difficoltà, trasformando i fischi dei tifosi in applausi e riportando il club a vincere cinque trofei, oltre a competere per lo scudetto in più occasioni.
Oggi, Rosella Sensi non è solo un’icona della Roma, ma anche un’imprenditrice attiva e sindaca di Visso, un comune in provincia di Macerata. Non ha mai smesso di seguire la sua squadra del cuore, e la sua figura è percepita come un punto di riferimento per una tifoseria che si sente smarrita. Molti romanisti, infatti, sono preoccupati per la situazione attuale del club, accentuata dalla distanza della nuova proprietà, i Friedkin, e dall’assenza di leggende romaniste che hanno segnato la storia della società.
In un’intervista recente, Sensi ha condiviso le sue riflessioni sulla situazione attuale della Roma. Quando le è stato chiesto se il silenzio dei proprietari andrebbe spezzato in questo momento di crisi, ha risposto che i Friedkin hanno adottato una strategia silenziosa sin dal loro arrivo. Nonostante questa scelta, hanno comunque ottenuto risultati, vincendo un trofeo e raggiungendo due finali. “Parliamo di imprenditori importanti che hanno risolto anche problemi finanziari”, ha osservato Sensi, aggiungendo che non crede che abbiano bisogno di consigli. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza della figura del presidente, che deve “metterci la faccia” e difendere non solo la squadra, ma anche tutti coloro che lavorano per il club.
Un altro tema centrale dell’intervista è stato il ruolo di un dirigente esperto nella Serie A. Sensi ha affermato che, se fosse nei panni dei Friedkin, si circonderebbe di professionisti fidati che conoscono a fondo il calcio italiano. Ha condiviso la sua esperienza positiva di aver lavorato con figure di spicco come Bruno Conti, Daniele Pradé e Cristina Mazzoleni, sottolineando che la gestione della Roma non è mai stata una questione di conduzione familiare, come spesso si è detto.
Rivolgendosi ai cambi di allenatore, Sensi ha ricordato come l’unico tecnico che la sua famiglia esonerò fu Carlos Bianchi, il quale tentò di forzare la vendita di Francesco Totti. “Abbiamo sempre difeso i nostri tecnici”, ha ribadito, evidenziando come, durante la sua gestione, scelte come l’arrivo di Claudio Ranieri furono fatte con attenzione e conoscenza del gruppo. Ranieri non era solo un romanista, ma era anche visto come la figura giusta per gestire un determinato spogliatoio in un momento critico.
Un’altra domanda che ha suscitato interesse è stata se Sensi riporterebbe Daniele De Rossi in panchina. La sua risposta è stata chiara: non lo avrebbe mandato via all’inizio della stagione e crede fermamente nel potenziale di De Rossi come futuro grande allenatore. Tuttavia, ha anche avvertito che, se fosse in lui, non tornerebbe alla Roma in questa fase.
Per quanto riguarda Totti, Sensi ha affermato che chiunque conosca il calcio italiano e ami la Roma può essere un valore aggiunto per la società. “Servirebbe una figura del genere, che sia Totti o un altro”, ha spiegato, sottolineando l’importanza di avere persone che comprendano la cultura del club e le sue radici.
Infine, ha fatto un confronto tra l’attuale Roma e quella della stagione 2004-2005, evidenziando come quell’anno fosse stato caratterizzato da confusione, nonostante la presenza di una squadra forte. Ha raccontato di come, in un momento di crisi, avesse convocato Totti, Montella e Pradé per decidere il futuro del club, dimostrando quanto fosse fondamentale unire le forze in momenti critici. La sua visione e la sua esperienza nel calcio italiano rimangono un patrimonio prezioso per la Roma, e la sua presenza continua a infondere un senso di speranza e identità tra i tifosi giallorossi.
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