Roma, crisi nera…come ogni gennaio da tre anni a questa parte: sei sconfitte su dieci nelle ultime partite. Le assenze pesanti non possono né sono sufficienti a giustificare cinque punti in sei partite di campionato. I numeri non lasciano spazio alle interpretazioni: questa squadra non è in grado di essere competitiva e, per limiti individuali e collettivi, appare in involuzione totale. Difficile parlare di ambizioni. Piuttosto, a questo punto, sembra necessario prendere coscienza della situazione. Anche perché per la prima volta anche l’ambiente sembra aver esaurito la pazienza nei confronti di Mourinho. Sui social si parla per la prima volta di dimissioni.
La Roma di Mourinho che ambisce alla Champions ha vinto solo uno scontro diretto in questo campionato. Ha perso contro il Milan all’andata e al ritorno (1-3 al San Siro, 1-2 all’Olimpico). È uscita sconfitta da San Siro anche contro l’Inter e a Torino contro la Juventus. Non è andata oltre il pareggio nella sfida contro Lazio, Fiorentina e Atalanta, sfruttando anche il fattore Olimpico. L’unica vittoria è arrivata contro il Napoli: nella classifica avulsa, occupa il terzultimo posto, sopravanzando solo Atalanta (che comunque non si era prefissata l’obiettivo Champions) e il Napoli, che sta vivendo una stagione molto complicata e comunque si ritrova, al netto del ko dell’Olimpico, davanti alla Roma. Esattamente come i nerazzurri di Gasperini. Un trend in perfetta quanto drammatica, sportivamente parlando, linea rispetto alla scorso anno, quando ha totalizzato 9 punti su trentasei, ovvero un quarto di quelli a disposizione.
I numeri stridono con le scelte tecniche e societarie. La Roma ha un monte ingaggi superiore a quello del Milan, il terzo del campionato dopo Inter e Juventus che si giocano lo scudetto. Resta da capire a questo punto dove sia l’errore. I casi sono due: sono stati sopravvalutati (e strapagati) i calciatori, oppure c’è da rivedere qualcosa nella guida tecnica. Difficile chiedere e ottenere spiegazioni da un direttore generale che ha già salutato e che a febbraio lascerà definitivamente Trigoria, dove si vocifera che il futuro di Mourinho possa essere legato al nome del nuovo direttore tecnico, insieme a larga parte di chi si occupa della gestione sportiva. Il tecnico portoghese ha già dato la propria disponibilità a rimanere al timone della squadra giallorossa, ma queste sono decisioni che si prendono in due. Dunque, l’unica certezza è che la strada più veloce, ma che non è detto sia anche la più praticabile, per abbinare obiettivi sportivi e sostenibilità economica, per trattenere i big e cercante altri, sia centrare l’agognata qualificazione in Champions League attraverso l’Europa League. Competizione dove i giallorossi sono attesi dal doppio confronto con il Feyenoord. Finora in Europa la Roma di Mourinho ha mostrato il lato migliore di sé centrando due finali consecutive. Arrivare alla terza sarebbe un mezzo miracolo sportivo
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