Gianluca Rocchi, designatore degli arbitri della Serie A e B, è stato recentemente ospite di Sky per discutere di alcune controversie arbitrali che hanno caratterizzato le ultime giornate del campionato italiano. La sua analisi non si è limitata a giustificare o criticare decisioni specifiche, ma ha offerto uno sguardo più profondo sulle dinamiche che governano le scelte arbitrali, il ruolo del VAR e le aspettative che gravano sugli arbitri moderni.
Uno dei temi centrali trattati da Rocchi è stato il VAR e il suo impatto sull’arbitraggio. “Il VAR parte con l’idea che l’intervento debba essere fatto solo se l’errore è grave”, ha spiegato. Questo strumento tecnologico, pur essendo concepito per correggere errori evidenti, ha sollevato discussioni sulla sua influenza sulla sicurezza degli arbitri nelle loro decisioni. Rocchi ha sottolineato che se un arbitro si dimostra più “morbido” nelle sue decisioni affidandosi eccessivamente al VAR, potrebbe non essere adatto per la Serie A. Gli arbitri devono mantenere una certa autonomia e decisione sul campo, utilizzando il VAR solo come supporto e non come sostituto del loro giudizio.
Rocchi ha anche parlato dell’importanza della soggettività nelle decisioni arbitrali. “La soggettività è una parte inevitabile dell’arbitraggio”, ha affermato, riconoscendo che ciò che può apparire come fallo per un arbitro, potrebbe non esserlo per un altro. Questa variabilità è un elemento intrinseco del gioco, e il VAR dovrebbe aiutare a ridurre al minimo le discrepanze senza eliminare la responsabilità decisionale dell’arbitro sul campo.
Un altro argomento discusso è stato quello dello “step on foot”, ovvero il calpestio del piede, che ha causato non poche polemiche in partite come Monza-Roma e Fiorentina-Lazio. Rocchi ha chiarito che un fallo di questo tipo deve essere valutato nel contesto di una contesa per il pallone e non deve essere accidentale. Questa distinzione è fondamentale per determinare se un rigore sia giustificato o meno. L’episodio di Lecce-Milan della scorsa stagione è stato citato come esempio di una decisione che sarebbe stata meglio presa direttamente dall’arbitro piuttosto che dal VAR.
Il designatore ha poi affrontato il tema dei falli di mano, un altro aspetto del gioco che spesso genera confusione. Ha spiegato che il criterio principale è se il giocatore ha “reso il corpo più grande” con l’uso delle braccia. Situazioni in cui il pallone colpisce un braccio in posizione innaturale sono generalmente considerate falli, mentre contatti fortuiti, come quando un pallone rimbalza su un compagno di squadra, non dovrebbero essere sanzionati.
L’ammonizione di Conceiçao per simulazione nella partita Juventus-Cagliari è stata un’altra decisione controversa analizzata da Rocchi. Ha ammesso che si è trattato di un eccesso, sottolineando la necessità di distinguere tra simulazioni e vere infrazioni, specialmente quando si tratta di potenziali occasioni da gol. “Preferisco un arbitro che ha coraggio”, ha dichiarato, indicando che un errore di eccessiva prudenza può essere meno dannoso di uno dovuto a mancanza di iniziativa.
Rocchi ha infine sottolineato l’importanza della gestione complessiva della partita da parte dell’arbitro. Anche se un arbitro può commettere un errore in un episodio specifico, una buona gestione del gioco nel suo insieme può essere valutata positivamente. Al contrario, una corretta decisione tecnica non compensa una cattiva gestione della partita. Questo equilibrio tra precisione tecnica e controllo della gara è essenziale per il moderno arbitro, che deve navigare tra regolamenti sempre più complessi e l’inevitabile scrutinio del pubblico e dei media.
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