La nascita del cantiere nautico Rio
Negli anni ’60, un decennio segnato da un fervente sviluppo economico, l’Italia ha visto la nascita di un settore nautico che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella storia del paese. In questo contesto, il cantiere nautico Rio, fondato nel 1961 da Luigi Scarani e dalla moglie Anna Maria Ziliani a Paratico, sulle sponde del Lago d’Iseo, si è affermato come uno dei protagonisti di quel periodo. La combinazione tra la passione per il volo e la nautica ha dato vita a un’azienda che non solo si è concentrata sulla costruzione di motoscafi, ma ha anche dato vita a un’innovativa produzione di alianti, portando avanti così una tradizione di eccellenza artigianale.
Innovazioni e design del Bonito
Il cantiere, inizialmente noto come Avionautica Rio, ha visto il suo nome cambiare in Rio, riflettendo la sua duplice vocazione. Il fratello di Luigi, Carlo Scarani, ingegnere aeronautico con un grande amore per il volo a vela, ha contribuito alla creazione di alianti di alta qualità e ha influenzato positivamente il design delle imbarcazioni. Tra i vari modelli presentati, il Bonito ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta. Presentato al Salone Nautico di Genova nel 1963, il Bonito ha catturato l’attenzione di appassionati e critici per la sua eleganza e le caratteristiche innovative.
Prestazioni e caratteristiche del Bonito
Con una lunghezza di 5,75 metri e una larghezza di 2 metri, il Bonito era alimentato da un potente motore Chris Craft 238-V8 da 185 Cv, che, combinato con un dislocamento di appena 1.150 kg, gli permetteva di raggiungere velocità impressionanti per l’epoca, vicine ai 40 nodi. Non si trattava solo di prestazioni: il design del Bonito, con il suo specchio di poppa obliquo e la prua sgombra in mogano a vista, rappresentava una fusione perfetta tra funzionalità e stile.
Innovazioni nella progettazione
La coperta del Bonito, caratterizzata da linee pulite e minimali, ospitava una postazione di timoneria progettata con due tocchi geniali per il tempo. Tra queste innovazioni, spiccava la cappottina a scomparsa, che si nascondeva elegantemente dietro un divano anteriore, e una cuccetta a prua, un elemento che avrebbe cambiato il modo di concepire i motoscafi. Questa cuccetta, accessibile grazie a un sistema pieghevole, permetteva di trasformare lo spazio in un’accogliente area per il riposo, rendendo il Bonito un precursore di ciò che oggi chiameremmo weekender.
Un campeggio nautico innovativo
Il piccolo capolavoro della nautica italiana non solo offriva un’esperienza di navigazione senza pari, ma si proponeva anche come un vero e proprio “campeggio nautico”, un’idea innovativa che avrebbe soddisfatto le esigenze di chi cercava avventura e relax in mare. Il Bonito, attraverso la sua capotte estraibile, riusciva a sigillare completamente lo spazio, rendendolo un rifugio accogliente per chi desiderava passare la notte in mare.
L’eredità del cantiere Rio
Con il passare degli anni, il cantiere Rio ha continuato a prosperare, vendendo migliaia di unità e mantenendo viva la tradizione dell’artigianato nautico italiano. Tuttavia, il Bonito è rimasto un simbolo di quel periodo, un’imbarcazione che ha fatto la storia e che oggi è difficile da trovare. Infatti, sul mercato dell’usato, le unità di Bonito sono rare e ricercate. Una delle ultime rinvenute, costruita nel 1966, è stata messa in vendita su un sito francese a un prezzo di 65mila euro, un valore che rispecchia non solo la qualità del prodotto, ma anche il suo significato storico.
Un capitolo della cultura nautica italiana
Questo motoscafo ha segnato un’epoca e rappresenta un’eredità per la nautica italiana, un settore che ha saputo innovare e adattarsi nel corso degli anni, mantenendo sempre un occhio di riguardo per il design e la funzionalità. L’impatto del Bonito e degli altri modelli della gamma Rio ha contribuito a plasmare il mercato nautico, influenzando le generazioni future di designer e appassionati.
In un mondo dove la tecnologia avanza a passi da gigante, il Bonito rimane un esempio di come la creatività e l’artigianato possano coesistere, creando opere d’arte galleggianti che continuano a far sognare. La storia di questo motoscafo non è solo una cronaca di successi commerciali, ma rappresenta un capitolo della cultura nautica italiana, un racconto di passione, innovazione e amore per il mare che merita di essere raccontato e celebrato.