Vediamo tutte le caratteristiche e i primati di una delle prove di ciclismo più dure e affascinanti: il record dell’ora
Gli italiani nel ciclismo sono da sempre tra i migliori atleti del mondo, battendo record su record e facendo registrare prestazioni e vittorie clamorose. Soprattutto in una particolare disciplina, specialmente negli ultimi anni, la nostra nazione ha dominato battendo tutti i primati precedenti: stiamo parlando del record dell’ora, una prova di ciclismo decisamente particolare e affascinante, che mette a dura prova la tenuta fisica e la velocità degli atleti, e che oggi vede la nostra bandiera al primo posto sia nel maschile che nel femminile. Vediamo di cosa si tratta e quali sono stati i primati più incredibili.
Il record dell’ora è una competizione di ciclismo su pista che consiste nel coprire la massima distanza in un’ora all’interno di un velodromo. Il ciclista partecipa individualmente, partendo da fermo, e la distanza finale è determinata al termine del giro successivo al sessantesimo minuto. La sfida per il record dell’ora fu concepita nel 1893 da Henri Desgrange, il francese che ideò anche il Tour de France. L’11 maggio di quell’anno, a Parigi, fu proprio Desgrange a essere il primo a testare questa disciplina, percorrendo 35,325 km in 60 minuti.
Jules Dubois fu il primo ad alzare la misura il 31 ottobre 1894. A Parigi, il ciclista francese portò il record a 38,220 km, superando di 2895 metri il suo connazionale. Successivamente, il belga Marcel Van den Eynde fu il primo a strappare il primato ai francesi il 30 luglio 1897. Nel frattempo, l’evento guadagnò popolarità al punto da attirare l’interesse degli statunitensi: nel 1988, Willie Hamilton stabilì un nuovo primato a Colorado Springs con 40,781 km. Il primo atleta italiano a conquistare il record dell’ora fu Giuseppe Olmo, il quale nel 1935 raggiunse la distanza di 45,090 km al Velodromo Vigorelli di Milano, inaugurato solamente tre giorni prima. Nel corso del Novecento, l’Ora fu teatro di sfide epiche, coinvolgendo grandi nomi come il Campionissimo Fausto Coppi, recordman nel 1942, il francese Jacques Anquetil (46,159 nel 1956), il giovane e sfortunato Roger Riviere (che strappò il primato nel 1957, a 21 anni, e lo migliorò un anno dopo superando i 47 km), e il Cannibale Eddy Merckx, campione nel 1972 con 49,432 km.
Storia particolare è, invece, quella di un altro italiano (e di altri corridori di altri Paesi): Francesco Moser. I due prima di Francesco Moser nel 1984 (50,808 km il 19 gennaio, 51,151 km quattro giorni dopo) segnarono l’inizio dell’epoca delle biciclette specializzate, seguita dalla rivalità tra Graeme Obree e Chris Boardman, il record di Miguel Indurain e i due di Tony Rominger. Dal primo ottobre 2000, però, l’UCI ha deciso di annullare i nove record successivi a quello di Eddy Merckx del 1972 (49,432 km), stabiliti da Francesco Moser (1984), Graeme Obree (1994, 1994), Miguel Indurain (1994), Tony Rominger (1994) e Christopher Boardman (1993, 1996). Qual è stato il motivo di questa decisione? Fino agli anni ’70, si erano utilizzate tradizionali biciclette da pista. Secondo l’UCI, nel corso degli anni, l’evoluzione tecnologica aveva modificato così radicalmente le biciclette da rendere inadeguati i confronti tra le prove: da allora, le uniche biciclette riconosciute per il record dell’ora sarebbero state quelle “tipo Merckx”. Coloro che avevano affrontato la sfida dopo il belga avevano impiegato biciclette specializzate. Moser, per esempio, fu il primo a introdurre le ruote lenticolari, ossia a disco pieno. Nel 1993, Graeme Obree sperimentò una bici che gli consentiva di adottare una posizione “a uovo”. La famosa posizione “da Superman” di Boardman, ottenuta con l’uso di estensioni da triathlon sul manubrio, divenne molto celebre. Le innovazioni tecnologiche più significative furono proibite e venne introdotta la distinzione tra “Record dell’Ora” e “Miglior Prestazione sull’Ora”: i primi erano i record dell’ora validi, mentre i secondi rappresentavano i nove primati cancellati. Con le nuove regole, la sfida perse attrattiva. Da allora il record è stato superato 8 volte, fino ad arrivare a Filippo Ganna, che nel 2022 ha compiuto una grandissima impresa per la storia dello sport del nostro Paese.
L’8 ottobre di 2 anni fa, infatti, il campione azzurro ha segnato un nuovo primato (l’ennesimo della sua carriera in diverse discipline) nel record dell’ora, totalizzando 56,792 km, ben 1,244 km in più rispetto al britannico (e suo collaboratore) Dan Bigham. Ma non solo: Ganna ha anche stabilito la migliore prova umana sull’ora dopo ben 26 anni. Prima di oggi, questo primato apparteneva a Chris Boardman, il quale aveva coperto 56,375 km in un’ora a Manchester nel ’96. Nonostante l’UCI non abbia omologato questo risultato a causa delle numerose innovazioni apportate, rimaneva comunque la miglior performance nella storia, ma dall’8 ottobre 2022 anche questo record appartiene al campione italiano.
Non è solamente l’Italia maschile, però, a detenere il primato nel record dell’ora. Oltre al successo di Filippo Ganna, l’Italia, infatti, vanta il record mondiale dell’ora anche nella categoria femminile, grazie alla straordinaria performance di Vittoria Bussi, avvenuta nel velodromo di Aguascalientes (Messico) il 13 ottobre 2023. La ciclista romana, specializzata nelle cronometro individuali, ha percorso 50.267 km nell’arco di un’ora, superando nettamente il precedente record stabilito dall’olandese Ellen Van Dijk a maggio 2022, quando la sua velocità media fu di 49,254 km/h. A 36 anni, l’atleta italiana non solo ha riconquistato un primato che aveva già conquistato nel 2018, ma è anche la prima donna nella storia a superare i 50 km nell’ora stabilendo il record mondiale.
“Per la prima volta il ciclismo italiano può vantare due record dell’ora contemporaneamente – ha dichiarato il presidente Dagnoni in occasione del record Vittoria Bussi – e questo rappresenta perfettamente la vitalità e la salute del nostro movimento sportivo. Faccio i complimenti a Vittoria e al suo staff. La sua storia personale e sportiva dimostrano che la determinazione e la volontà sono alla base di ogni successo. Questo risultato premia un’atleta esemplare, capace di non fermarsi davanti alle difficoltà“.
Per capire quanto sia veramente incredibile questa impresa bisogna sapere che solo nel 1958, e per soli due giorni, sportivi della stessa nazione avevano simultaneamente posseduto entrambi i primati (con i francesi Rogere Rivière e Renée Vissac).
L’altra unica donna del nostro Paese ad aver ottenuta il record dell’ora è stata la bresciana Maria Cressari, la quale, il 25 novembre 1972, riuscì a battere il record dell’olandese Elsy Jacobs (che resisteva da 14 anni), con 41,471 km a Città del Messico.
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