Il 4 novembre è una data di profondo significato storico per l’Italia, un giorno dedicato alla memoria della fine della Prima Guerra Mondiale e al ricordo dei caduti. È il giorno dell’armistizio di Villa Giusti, che segnò la conclusione del conflitto il 4 novembre 1918, permettendo all’Italia di riappropriarsi dei territori di Trento e Trieste, completando così il lungo processo di unificazione nazionale iniziato con il Risorgimento. Questo giorno vede anche la commemorazione del “Milite Ignoto”, la cui tumulazione avvenne il 4 novembre 1921 presso il Sacello dell’Altare della Patria a Roma, simbolo del sacrificio di tanti soldati le cui identità sono rimaste ignote.
La grande guerra: un film che sfida la retorica eroica
Tra i tanti modi in cui la Grande Guerra è stata raccontata e commemorata, uno dei più significativi è senza dubbio il film “La grande guerra”, una commedia drammatica del 1959 diretta da Mario Monicelli. Questo capolavoro del cinema italiano, interpretato dai leggendari Alberto Sordi e Vittorio Gassman, offre una rappresentazione unica e cruda della guerra, lontana dalla retorica eroica che spesso caratterizzava le narrazioni del tempo. Monicelli, con l’aiuto degli sceneggiatori Age e Scarpelli e di Luciano Vincenzoni, riuscì a smontare il mito della guerra gloriosa, svelando invece la sua vera natura di tragedia umana e sociale. Il regista stesso sottolineò come il film volesse rappresentare il brusco risveglio della popolazione italiana, travolta dalla realtà brutale del conflitto e dalle sue dirette conseguenze, come l’esodo dei profughi di Caporetto.
Riconoscimenti e dettagli storici
“La grande guerra” fu accolto con entusiasmo e riconoscimenti, vincendo il Leone d’Oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, condiviso con “Il generale della Rovere” di Rossellini, e ottenendo vari premi come Nastri d’Argento e David di Donatello, oltre a una nomination agli Oscar come miglior film straniero. Ma oltre alla trama e alle interpretazioni memorabili, il film si distingue anche per l’accurata rappresentazione dei mezzi di trasporto dell’epoca, che giocano un ruolo fondamentale nella narrazione.
I veicoli iconici del film
Due veicoli in particolare emergono nel film: una Fiat Zero A e un autocarro militare Fiat 18 BL. La Fiat Zero A, spesso erroneamente considerata la prima utilitaria del marchio italiano, era in realtà un’auto di lusso per il periodo. Prodotta tra il 1912 e il 1915, era dotata di un motore a 4 cilindri da 1.846 cc, capace di sviluppare 18 cavalli e raggiungere una velocità massima di 70 km/h. La sua carrozzeria, realizzata sulla base di un prototipo degli Stabilimenti Farina, rappresentava il massimo dello stile torinese di quegli anni. Nonostante il costo elevato di 8.000 lire, la Fiat Zero A divenne abbastanza diffusa, con oltre duemila esemplari prodotti.
Accanto all’elegante Fiat Zero A, nel film appare il robusto autocarro Fiat 18 BL, essenziale per il trasporto di materiali pesanti durante la guerra. Questo veicolo, introdotto come evoluzione del 15 Ter, era equipaggiato con un motore a 4 cilindri da 5.650 cc, capace di raggiungere una velocità di 25 km/h. La sua robustezza e affidabilità lo resero indispensabile non solo per l’esercito italiano, ma anche per quelli francese e russo, con oltre 20.000 unità prodotte. Ancora negli anni quaranta, durante la guerra d’Africa, il Fiat 18 BL era in servizio, anche se con alcune modifiche, come la sostituzione delle ruote a gomme piene con quelle a dischi e pneumatici.
Un’opera autentica e immersiva
Questi veicoli, con la loro presenza imponente, non sono solo un dettaglio di scena, ma rappresentano un pezzo di storia, contribuendo a rendere il film di Monicelli un’opera ancor più autentica e immersiva. Attraverso “La grande guerra”, il pubblico non solo è testimone delle vicende dei protagonisti, ma viene trasportato in un contesto storico fedelmente ricostruito, dove ogni elemento, dai dialoghi ai mezzi di trasporto, concorre a dipingere un quadro vivido e realistico di un’epoca segnata da sfide immense e da profonde trasformazioni sociali. In questo modo, il film non solo celebra la memoria di un evento storico cruciale, ma diventa anche un veicolo di riflessione sui sacrifici e sulle sofferenze che la guerra porta con sé, offrendo una lezione universale e senza tempo.