Sportivi pro Palestina o pro Israele, poco cambia: prendere posizione in questo momento comporta dei rischi, con le società che sono pronte a sospendere i proprio atleti. Vediamo chi lo ha fatto.
Essere uno sportivo professionista dà una grande visibilità. Sia sui social sia nella realtà, il seguito è solitamente molto alto così come molto alta è anche l’attenzione per ciò che uno sportivo dice o fa. Questo comporta, però, dei rischi. Esporsi, infatti, significa prestare il fianco a polemiche e strumentalizzazioni. Sono in pochi, quindi, a farlo, specie se si tratta di questioni delicate. Questioni come, per esempio, la guerra in corso tra Israele e Hamas. Alcuni sportivi, soprattutto calciatori, non si sono però tirati indietro e rischiano ora di pagarne le conseguenze.
Gli esempi più recenti di calciatori che si sono messi nei guai perché hanno deciso di esporsi sono due. Il primo è quello di Anwar El Ghazi, olandese di origini marocchine di proprietà del Mainz. Il giocatore ha pubblicato un post che recitava: “Questa non è guerra. Questo è genocidio, distruzione di massa e noi vi stiamo assistendo in diretta. Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera“. La società tedesca ha risposto sospendendolo. Il motivo? “Aver preso posizione sul conflitto in Medio Oriente in un modo che non era tollerabile per il club“. Stessa sorte toccata a Youcef Atal, difensore sospeso dal Nizza per aver condiviso negli scorsi giorni un video del predicatore palestinese, Mahmoud al-Hasanat, che inneggiava all’odio antisemita. La Procura di Nizza ha aperto un’inchiesta preliminare per “apologia di terrorismo”.
Non è, invece, ancora chiaro se il Bayern Monaco prenderà provvedimenti nei confronti di Noussair Mazraoui, calciatore marocchino in forza ai bavaresi. Sul suo Instagram ha pubblicato un video che dice: “Dio, aiuta i nostri fratelli oppressi in Palestina a ottenere la vittoria. Possa Dio dare misericordia ai morti, possa Dio guarire i loro feriti“.
A fronte di queste prese di posizione a cui le società hanno risposte in maniera dura, anche altri calciatori, alcuni molto importanti e in vista, si sono schierati accanto alla Palestina. Salah del Liverpool, che non ha mai nascosto la sua vicinanza alla causa palestinese, ha detto sui social: “Non è semplice parlare in tempi come questi in cui c’è troppa violenza e brutalità che spezza il cuore. Tutte le vite sono sacre e devono essere protette, ci sono famiglie che sono state divise. Ciò che è chiaro adesso è che gli aiuti umanitari devono essere permessi immediatamente. Le scene viste all’ospedale l’altra sera sono state orribili, la gente di Gaza ha bisogno di cibo, acqua e sostegno medico urgentemente. Parlo ai leader del mondo, unitevi ed evitate che accada tutto ciò. L’umanità deve prevalere“.
Anche Karim Benzema, ex Real Madrid, ha detto la sua: “Tutte le nostre preghiere per gli abitanti di Gaza, vittime ancora una volta di questi bombardamenti ingiusti che non risparmiano donne e bambini“. Lui, però, non è stato immune da critiche. Il ministro degli Interni francese lo ha accusato di avere rapporti con i Fratelli Musulmani, gruppo radicale islamico.
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