Fino a circa trent’anni fa i procuratori erano praticamente inesistenti, ma con l’ingresso di investimenti più importanti sono diventate figure di spicco
Nel calcio i procuratori rappresentano giocatori e allenatori, curandone gli interessi. Nel corso degli anni i più influenti fra di loro hanno assunto un ruolo sempre più determinante nelle trattative tra le squadre, tanto da ottenere dei guadagni complessivi paragonabili a quelli dei calciatori (in certi casi addirittura superiori).
Le società calcistiche li ritengono spesso una presenza ingombrante, ma non possono evitare di relazionarsi con loro. Negli ultimi anni le spese per pagarli sono aumentate notevolmente e rappresentano ormai uno dei costi più rilevanti nei bilanci dei club dopo quelli sostenuti per pagare gli stipendi dei calciatori.
Chi sono i procuratori e di cosa si occupano
I procuratori assistono i giocatori e gli allenatori nelle trattative economiche con le società e nella stesura dei contratti, li aiutano negli aspetti legali, mediatici e commerciali legati alla loro attività sportiva.
Il termine procuratore deriva dalla procura, che è un atto con cui una persona ne delega un’altra a farsi rappresentare. Tramite le procure gli agenti gestiscono in esclusiva gli interessi di un calciatore o di un allenatore e lo rappresentano in tutte le circostanze necessarie.
Avere un procuratore non è obbligatorio, ma nel calcio professionistico è molto raro che un giocatore non si affidi a una figura di questo tipo.
Un’eccezione è quella del centrocampista belga Kevin De Bruyne, che nel 2021 preferì trattare il rinnovo del suo contratto con il Manchester City senza avvalersi di un procuratore.
Si fece aiutare da un avvocato e da una società specializzata nell’analisi dei dati sportivi e raggiunse un accordo per uno stipendio di circa 24 milioni di euro lordi all’anno fino al 2025.
Un club decide solitamente di affidare un mandato a un determinato procuratore quando quell’agente ha dei rapporti privilegiati con i dirigenti della squadra dove gioca il calciatore oggetto della trattativa — o con il procuratore che lo gestisce — e il suo lavoro di mediazione può rivelarsi decisivo per la chiusura dell’affare.
Gli atti che regolano le procure e i mandati, per essere validi in Italia, devono essere registrati presso la Federcalcio (FIGC) e spetta ai procuratori inviarli tramite posta elettronica (è previsto anche il pagamento di una tassa).
All’estero ogni federazione nazionale gestisce il proprio registro delle procure e dei mandati e a volte uno stesso giocatore viene rappresentato da agenti diversi a seconda del mercato di riferimento. Questa anomalia, che non è stata ancora regolata a livello internazionale, crea spesso delle dispute fra gli agenti e causa problemi alle società.
I procuratori hanno diritto a incassare una commissione per ogni affare concluso e possono essere pagati dai giocatori, con una percentuale calcolata sui loro stipendi, o direttamente dalle società per il lavoro di mediazione svolto, ma anche da entrambe le parti.
Con un meccanismo simile a quello in uso nel mercato immobiliare, gli agenti possono ottenere dai club un mandato in esclusiva per trattare il trasferimento di un determinato giocatore a un prezzo prestabilito e, se l’operazione viene conclusa, la società è quindi obbligata a pagare una commissione al procuratore incaricato.
Secondo un rapporto della FIFA, l’organo di governo del calcio mondiale, solo nel 2022 i club professionistici hanno pagato un totale di 586 milioni di euro ai procuratori per i trasferimenti internazionali, con un aumento del 24,3 per cento rispetto all’anno precedente.
La cifra più alta di sempre era stata registrata prima della pandemia, con 686 milioni di euro versati agli agenti nel 2019. Per quanto riguarda il calciomercato delle squadre italiane, l’ultimo dato diffuso dalla FIGC è relativo al 2021: 174 milioni di euro di spese per le commissioni, il 26 per cento in più rispetto al 2020.
A causa delle troppe dispute legali sorte tra gli agenti, la FIFA ritenne che questa materia non fosse più di sua competenza e nel 2015 eliminò l’obbligo dell’esame per i procuratori.
In questo modo si puntava a liberalizzare la concorrenza sul mercato e a lasciare ai singoli paesi il compito di regolare il settore, ma questo provvedimento finì per causare una confusione maggiore nel calciomercato.
Da tempo si registra inoltre un fenomeno che causa ulteriori problemi: i calciatori decidono spesso di cambiare il procuratore quando sono scontenti della propria situazione professionale e vogliono trasferirsi in un’altra squadra per guadagnare di più o rinnovare il contratto a condizioni migliori.
Per questo la concorrenza fra gli agenti è molto agguerrita e può capitare che alcuni paghino un compenso ai calciatori o ai loro familiari per ottenere una procura. A quel punto cercano di convincerli a cambiare squadra il prima possibile in modo da incassare le commissioni per il loro trasferimento. Anche a causa di questo fenomeno il numero degli affari di calciomercato è aumentato rispetto al passato e, di conseguenza, sono maggiori le spese sostenute dalle società per pagare i procuratori.
Tutt’oggi non esistono dei limiti prestabiliti per gli importi delle commissioni, che vengono trattati di volta in volta dai club con i procuratori. Ma la FIFA ha deciso di fissare per la prima volta un “tetto” a questi prezzi, venendo incontro alle richieste delle squadre che vogliono ridurre i costi.
Alla fine del 2022 l’organo di governo del calcio ha quindi approvato una riforma che è stata introdotta lo scorso 9 gennaio ed entrerà stabilmente in vigore entro il prossimo primo ottobre. Si tratta di un nuovo regolamento internazionale a cui dovranno adeguarsi le singole federazioni, emanando delle norme specifiche per regolare il proprio mercato, compatibili con la riforma varata dalla FIFA.
Oltre a ripristinare un albo mondiale, a cui gli agenti potranno iscriversi dopo aver superato un esame (dovranno rispondere correttamente almeno al 75 per cento delle venti domande contenute in un test) e versando una quota annuale di 600 dollari, è stato imposto il divieto per i procuratori di rappresentare più di una parte nella stessa trattativa nel caso di una cessione di un calciatore.
Con questa norma verrà eliminata la possibilità che i club debbano pagare a un singolo procuratore due diverse commissioni per il medesimo affare. Resterà invece possibile per un agente rappresentare sia il giocatore sia la squadra acquirente nello stesso affare, a patto che entrambi i clienti esprimano un consenso esplicito alla “doppia rappresentanza”.
Per quanto riguarda i limiti sui costi delle commissioni, a partire dalle operazioni che verranno concluse da ottobre 2023 in poi, un procuratore potrà incassare al massimo il 5 per cento dello stipendio del calciatore da lui assistito nella trattativa, se l’importo lordo sul contratto pattuito sarà inferiore ai 200mila dollari americani annui.
Se invece lo stipendio supererà la soglia dei 200mila dollari lordi potrà essere fissata una commissione massima del 3 per cento. Gli stessi limiti del 5 e del 3 per cento saranno validi anche per gli agenti che sono stati incaricati da una società come mediatori per comprare un giocatore assistito da un altro agente.
La FIFA ha previsto la creazione di una piattaforma finanziaria dedicata, dentro la quale verranno registrati tutti i pagamenti per le operazioni di calciomercato, comprese le commissioni.
Ma questo nuovo sistema, a detta degli agenti, non basterà a garantire che vengano effettivamente pagati i loro compensi. Un’altra accusa rivolta alla FIFA è che le nuove regole del settore siano state stabilite senza consultare i rappresentanti dei procuratori e violino le leggi sulla libera concorrenza. Al momento gli agenti non fanno parte di nessun organo politico del calcio e non partecipano quindi alle riunioni in cui si discutono le riforme.
“Nella FIFA ci sono dei criminali e noi li porteremo in tribunale” ha affermato Jonathan Barnett, uno dei procuratori più influenti al mondo.
Barnett è anche il presidente dell’associazione internazionale degli agenti The Football Forum, che sta preparando un ricorso insieme alle altre associazioni di categoria: i procuratori di tutto il mondo vogliono infatti interpellare dei giudici per impugnare la riforma ed è possibile che si rivolgano anche alla Corte di Giustizia Europea.
In seguito a un’indagine effettuata dalla Commissione antimafia del parlamento sulle infiltrazioni criminali nel calcio, il governo italiano era già intervenuto a partire dal 2018 per regolare nuovamente il settore dei procuratori e ripristinare l’obbligo di sostenere un esame per abilitarsi alla professione.
Il regolamento, ancora in vigore, prevede una prima prova d’esame di carattere generale che va affrontata presso il Comitato Olimpico (CONI) e una seconda prova più specifica organizzata presso la federazione sportiva nella quale si vuole operare come agenti. I procuratori del calcio devono quindi sostenere prima l’esame del CONI e poi quello della FIGC. Per iscriversi agli esami bisogna avere una serie di requisiti.
Ad esempio è necessario essere residenti in uno degli stati dell’Unione Europea, aver conseguito almeno un diploma, non aver ricevuto condanne nell’ultimo quinquennio per “delitti non colposi” e per il reato di frode sportiva.
Adesso spetterà alla FIGC decidere come organizzare i prossimi esami e renderli compatibili con il nuovo regolamento della FIFA.