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Polemica di Mulè contro la Figc: accusa di prepotenza e presa in giro

La controversia tra Lega Serie A e Figc

Il campo del calcio italiano è stato recentemente scosso da un acceso dibattito tra la Lega Serie A e la Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc). Al centro della polemica c’è il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, che esprime la sua frustrazione per la direzione intrapresa dalla Federazione. Mulè sottolinea come la proposta della Figc per la modifica dello Statuto federale, presentata in vista dell’Assemblea, non rispetti le indicazioni del suo emendamento incluso nel Decreto Sport.

L’emendamento di Mulè

Mulè ha chiarito che il suo emendamento è stato redatto in un linguaggio semplice e diretto, mirato a garantire una rappresentanza adeguata ed equa delle Leghe, proporzionata al loro contributo economico al sistema calcistico. Tuttavia, secondo lui, la proposta della Figc manca di offrire una vera autonomia, risultando invece in un’autonomia “truffa”. Critica la mancanza di fiducia verso la Serie A, trattata dalla Figc come un bambino sotto la tutela di un genitore, piuttosto che come un’entità matura e consapevole capace di prendere decisioni autonome.

La questione delle licenze nazionali

Uno dei punti focali della discordia riguarda le licenze nazionali. La Figc sostiene che la legge le imponga di gestirle direttamente, ma Mulè controbatte che sarebbe possibile delegare questa responsabilità alla Lega, accusando la Federazione di comportarsi da “padre padrone”. Mulè sostiene che la Figc non ha rispettato i tre elementi chiave del suo emendamento: il rispetto degli statuti delle federazioni, maggior peso all’area professionistica e maggior peso a chi contribuisce economicamente. Secondo Mulè, la distribuzione dei consiglieri tra le Leghe non riflette il contributo economico reale, con solo due consiglieri di differenza tra Serie A e Serie B, un calcolo che egli definisce semplicemente aritmetico.

Aspetti politici del conflitto

La questione non è solo tecnica, ma anche politica. Mulè osserva che le imminenti elezioni per il nuovo presidente della Figc potrebbero aver influenzato la decisione di non attuare un cambiamento radicale, preferendo mantenere uno status quo che, a suo dire, tradisce la legge e esaspera le questioni personali. Egli teme che questa resistenza al cambiamento possa portare a una denuncia da parte della Lega Serie A per mancata applicazione della legge, un passo che mortificherebbe lo spirito di collaborazione tra le parti.

Possibili soluzioni e speranze

Mulè spera ancora che si possa giungere a un accordo senza dover ricorrere a vie legali, anche se esprime un certo scetticismo al riguardo. Infatti, la sua delusione traspare chiaramente quando parla di un sistema che si preferisce mantenere in piedi nonostante le sue carenze strutturali, pur di evitare il cambiamento. L’emendamento di Mulè non era solamente un tentativo di riequilibrare il potere tra le diverse componenti del calcio italiano, ma anche un’opportunità per riformare il sistema dalle fondamenta. Tuttavia, la reazione della Figc ha dimostrato, secondo Mulè, una resistenza radicata al cambiamento e un’incapacità di riconoscere e rispettare le disposizioni legislative.

Implicazioni per il futuro del calcio italiano

Nel contesto di questo conflitto, è fondamentale comprendere le implicazioni che un mancato adeguamento allo spirito della legge potrebbe avere sul futuro del calcio italiano. Non si tratta solo di una questione di numeri o di rappresentanza, ma di una visione più ampia di come il calcio italiano debba evolversi per rimanere competitivo e sostenibile. La controversia tra la Lega e la Figc potrebbe essere vista come un microcosmo delle sfide più ampie che il calcio italiano deve affrontare, tra cui la necessità di modernizzare le sue strutture e di garantire che tutte le parti interessate abbiano una voce adeguata e proporzionata nel plasmare il suo futuro.

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