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Pogba positivo al test antidoping, i casi più clamorosi nel calcio

Paul Pogba è risultato positivo al testosterone a seguito di un controllo operato dopo la prima giornata di Serie A. Il francese della Juventus è stato sospeso dal Tribunale Antidoping, ma non è la prima volta che accade nel mondo del calcio. Riscopriamo i casi più eclatanti

 

Non trova pace la seconda esperienza alla Juventus di Paul Pogba.

Tornato a Torino nell’estate del 2022, il francese nell’ultimo anno è stato condizionato da una serie infinita di infortuni (un problema che lo aveva attanagliato anche nelle ultime stagioni al Manchester United, ndr) e ora è stato fermato dal Tribunale Antidoping.

Il campione bianconero è risultato, infatti, positivo al testosterone a seguito di un controllo antidoping svolto dopo la prima giornata di Serie A (Udinese-Juventus, ndr) e sospeso in via cautelare.

Una notizia che sembra aver colpito sia Pogba che la Juventus come un fulmine a ciel sereno, con il francese che ora sarà chiamato a svolgere delle controanalisi per dimostrare la propria innocenza.

Pogba positivo al testosterone

“La Società si riserva di valutare i prossimi passaggi procedurali”.

Ha comunicato la Juventus a seguito della notizia di positività di Paul Pogba al testosterone in un controllo antidoping.

“Aspettiamo le controanalisi. Paul non ha mai voluto infrangere le regole”.

Ha dichiarato Rafaela Pimenta, agente del calciatore francese, chiamato ora a sottoporsi a dei nuovi test medici per dimostrare di non aver infranto alcuna regola, almeno in maniera consapevole.

Al momento, a Pogba sono contestate le violazioni agli articoli 2.1 e 2.2 del Codice Mondiale Antidoping, dove il primo riguarda “la presenza di una sostanza vietata o dei suoi metaboliti o marker nel campione biologico dell’atleta” e il secondo “l’uso o tentato uso di una sostanza vietata o di un metodo proibito da parte di un atleta”.

Parole dal significato chiaro e che nel mondo del calcio sono già state pronunciate e ascoltate più volte.

Il caso che riguarda Pogba è, infatti, solamente l’ultimo in ordine di tempo, dal momento che negli anni sono stati diversi i calciatori che non hanno superato un test antidoping. Chi per un proprio atteggiamento scorretto e chi per colpe non sue.

Ironia vuole che Pogba al testosterone sia risultato positivo a seguito del match tra Udinese e Juventus giocato lo scorso 20 agosto in Friuli-Venezia Giulia e al quale l’ex centrocampista del Manchester United non ha neppure preso parte in campo.

Come detto, però, non è la prima volta che ciò accade in Serie A, così come negli altri principali campionati europei.

Ripercorriamo allora i casi più eclatanti. Quelli che hanno visto il coinvolgimento di calciatori affermati. Campioni noti.

Altri casi di doping nel mondo del calcio

Se si parla di doping nel mondo del calcio, uno dei primi pensieri che affiora nella mente degli appassionati di questo sport è quello che riconduce direttamente all’anno 2001, quello dello scandalo del nandrolone.

Si tratta di uno steroide anabolizzante derivato dal testosterone e al quale nel 2001 risultarono positivi diversi calciatori in Italia.

Pep Guardiola durante un'intervista
Immagine | Ansa EPA @AdamVaughan – Wigglesport.it

A scoperchiare il vaso di Pandora fu l’allenatore boemo Zdenek Zeman e alcuni dei nomi coinvolti furono davvero clamorosi.

Uno di questi fu quello di Pep Guardiola, allora giocatore del Brescia. L’attuale tecnico del Manchester City fu squalificato per quattro mesi, salvo poi essere assolto.

Altra personalità coinvolta in questo scandalo fu il giocatore della Juventus Edgar Davids, anche lui squalificato per quattro mesi, stesso lasso di tempo comminato anche all’allora difensore della Lazio Jaap Stam (inizialmente era stato squalificato per cinque mesi, poi ridotti a quattro, ndr).

Positivi al nandrolone furono trovati anche i giocatori del Perugia Cristian Bucchi e Salvatore Monaco, oltre a Nicola Caccia e Stefano Sacchetti del Piacenza, a Francois Gillet del Bari e all’ex Parma Igor Shalimov.

Coinvolti nello scandalo anche l’ex Lazio Fernando Couto e Frank de Boer, all’epoca al Barcellona.

A essere squalificato per due volte nel corso della propria carriera per una positività al test antidoping è stato, invece, Diego Armando Maradona.

Il compianto Pibe de Oro, nel 1991 risultò positivo alla cocaina, mentre nel 1994 alla efedrina, un alcaloide presente nelle piante del genere Ephedra e con una struttura chimica simile alle anfetamine.

Discorso simile per il connazionale argentino Claudio Caniggia, il quale risultò positivo anche lui alla cocaina l’anno dopo Maradona. Venne quindi squalificato e, come conseguenza, decise di dire addio al calcio italiano.

Continuando a parlare di sudamericani, il brasiliano Romario nel 2007 venne trovato positivo alla finasteride, un prodotto usato per contrastare la caduta dei capelli.

L’ex stella del Barcellona non chiese mai di sottoporsi ad alcuna controanalisi, accettando di fatto la squalifica comminatagli.

Positivo agli steroidi nel 2005 risultò, invece, l’ex difensore della Roma Abel Xavier. All’epoca giocatore del Middlesbrough, il portoghese venne squalificato per un anno e mezzo, poi ridotto a uno.

In Italia a fare scalpore è stato, poi, anche il caso che ha riguardato Marco Borriello, il quale risultò positivo al prednisone e al prednisolone, dei metaboliti del cortisone.

Il caso finì sulle prime pagine di tutti i giornali, in quanto a essere coinvolta era anche la nota showgirl argentina e all’epoca fidanzata di Borriello Belen Rodriguez.

Alla base della vicenda, l’utilizzo di una crema al cortisone, usata dai due per curare un’infezione alle parti intime. Il calciatore fu squalificato per tre mesi.

Andò peggio ad Angelo Peruzzi, storico portiere della Nazionale italiana che a soli 18 anni venne trovato positivo alla fentermina, dopo aver assunto del Lipopill.

L’accusa fu quella di aver usato una sostanza utile a evitare nuovi infortuni muscolari, motivo per cui al portiere venne inflitta una squalifica di un anno, insieme al compagno di squadra della Roma Andrea Carnevale.

Nel 2008 a risultare positivo a un controllo antidoping fu, invece, l’ex Juventus Mark Iuliano, al tempo al Ravenna.

La cocaina la sostanza incriminata, così come avvenne nella stagione 2003/04 anche per Adrian Mutu, il quale per lo stesso motivo fu costretto a rescindere il proprio contratto con il Chelsea e a pagare una multa di 17 milioni di euro.

Sempre alla cocaina nel 2009 venne trovato positivo anche Morris Carrozzieri, all’epoca al Palermo. Per lui due anni di squalifica e stipendio ridotto dal club.

La cocaina ha, poi, rovinato anche le carriere di Jonathan Banchini e Francesco Flachi, trovati entrambi positivi e recidivi all’uso di tale sostanza.

Una colpa che portò alla chiusura delle rispettive carriere per i due ex Brescia.

A essere squalificato per sei mesi al Cagliari è stato Joao Pedro, trovato positivo in due occasioni all’idroclorotiazide, un diuretico, mentre Fabio Lucioni ha ricevuto una squalifica di un anno ai tempi del Benevento, quando venne trovato positivo al clostebol, una sostanza presente in uno spray anabolizzante, il Trofodermin (a darglielo fu un membro dello staff, squalificato per quattro anni, ndr).

Stessa sostanza alla quale nel 2022 è stato trovato positivo anche il difensore dell’Atalanta José Luis Palomino.

Dopo una prima squalifica, l’argentino è però stato assolto, essendo riuscito a dimostrare di aver assunto la sostanza incriminata in maniera inconsapevole e accidentale.

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