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Categories: Ciclismo

Pogacar genio senza tempo della bici, Merckx lo incorona

Quando una leggenda riconosce un fenomeno: Tadej Pogacar, il nuovo gigante del ciclismo

Quando una leggenda come Eddy Merckx, noto nel mondo del ciclismo come il ‘Cannibale’, esalta un giovane corridore dicendo che “è al di sopra di me”, ci troviamo di fronte a un fenomeno che va oltre il semplice talento sportivo. Tadej Pogacar, a soli 26 anni, ha già inciso il suo nome tra i giganti della bicicletta, una leggenda vivente che sembra non avere limiti.

L’ascesa di un campione

Pogacar, originario della Slovenia, si è distinto non solo per aver completato la storica tripletta Giro-Tour-Mondiale, un’impresa rara che lo colloca al fianco di icone come Merckx e Stephen Roche, ma per il modo in cui ha conquistato questi titoli. La sua vittoria al Mondiale è stata straordinaria: partire a cento chilometri dal traguardo e trasformare quella che sembrava una follia in un dominio assoluto è qualcosa che va oltre la normale comprensione atletica. Questa performance ha segnato la sua ventitreesima vittoria dell’anno in 55 corse, un bilancio che parla chiaro della sua supremazia nel ciclismo mondiale del 2024.

Confronti storici e stile unico

Nonostante manchino ancora alcuni trofei nella sua sala dei trofei, come la Parigi-Roubaix e l’oro olimpico, sembra solo questione di tempo prima che Pogacar conquisti anche questi titoli. Già paragonato a Michael Jordan per il suo impatto nel ciclismo, il suo stile di gara e la capacità di vincere sembrano preannunciare ulteriori successi. E non è solo la sua abilità tecnica a impressionare; il suo approccio alle gare, l’entusiasmo e la capacità di stravolgere i piani tattici lo rendono un corridore unico nel suo genere.

Il confronto con figure storiche come Merckx e Fausto Coppi emerge inevitabilmente, nonostante le differenze evidenti nel ciclismo moderno rispetto al passato. Pogacar combina l’audacia di Coppi con la costanza di Merckx, ma aggiunge un elemento di sorpresa e spettacolarità che è tutto suo. Anche in scenari competitivi estremamente forti, come dimostrato dall’ultima vittoria a Zurigo, Pogacar riesce a emergere, sorpassando avversari del calibro di Remco Evenepoel e Mathieu Van der Poel, che non avevano previsto una mossa così audace e precoce.

Un futuro luminoso nel ciclismo

La sua recente performance ricorda quella di Vittorio Adorni nel 1968, che vinse il mondiale di Imola rimanendo solo per 90 chilometri. Questi momenti di pura magia sportiva, dove un corridore riesce a distanziarsi nettamente dagli altri, sono rari e segnano le vere leggende dello sport. Pogacar, con le sue gesta, non solo sta riscrivendo i libri di storia del ciclismo, ma sta anche elevando l’asticella dell’eccellenza sportiva.

La sua giovane età aggiunge un ulteriore livello di eccitazione per il futuro del ciclismo. Con già tanto raggiunto, il mondo si chiede: fin dove può arrivare Pogacar? Secondo Merckx, è un “campione senza tempo” e le sue prestazioni continuano a confermare questa visione. Pogacar non si risparmia mai, spingendosi sempre oltre i limiti, sia fisici che psicologici, in cerca di quella perfezione che solo i veri campioni possono immaginare.

Ora, con lo scettro del re del ciclismo mondiale fermamente nelle mani, Pogacar non si limita a difendere i titoli acquisiti; guarda avanti, pronto per nuove imprese, nuove sfide che, senza dubbio, continueranno a stupire e ispirare il mondo del ciclismo e dello sport in generale. Aspettiamo dunque di vedere quali nuove vette questo straordinario atleta scalerà nei prossimi anni.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Lavorare alla Gazzetta dello Sport è stato come entrare in un paese delle meraviglie sportive. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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