Pieri denuncia le lacune del protocollo Var a chiamata - ©ANSA Photo
La tecnologia nel calcio ha rivoluzionato il modo in cui il gioco viene arbitrato, ma, come sottolineato dall’ex arbitro di Serie A Tiziano Pieri, il protocollo Var (Video Assistant Referee) presenta ancora diverse falle che necessitano di essere affrontate. Un episodio emblematico si è verificato durante la partita tra Inter e Fiorentina, dove un autogol è scaturito da un calcio d’angolo inesistente. In quell’occasione, l’arbitro La Penna si è trovato in una situazione sfortunata, poiché la decisione di concedere il calcio d’angolo contestato non è stata corretta dalla sala Var. Questo episodio ha sollevato interrogativi sull’efficacia del protocollo e su come le decisioni arbitrali possano influenzare il corso delle partite.
Pieri ha messo in evidenza che ogni pallone che esce dal perimetro del campo può potenzialmente svelare una falla nel protocollo Var. Se un errore non viene notato, il rischio di compromissione delle decisioni arbitrali aumenta. “Potrebbe accadere anche su una rimessa laterale invertita o su un fallo di gioco mal interpretato”, ha affermato Pieri, evidenziando la fragilità del sistema attuale.
Il protocollo Var, pur essendo stato progettato per garantire maggiore equità e giustizia nel gioco, presenta dei limiti evidenti. Uno di questi è la questione delle ammonizioni. Pieri ha fatto riferimento alla seconda ammonizione, che porta all’espulsione del giocatore. In questo caso, il Var non può intervenire per correggere un errore arbitrale, a differenza di quanto accade con un cartellino rosso diretto. Un esempio significativo è quello di Fikayo Tomori, difensore del Milan, espulso durante la partita tra Empoli e Milan dopo aver ricevuto un secondo cartellino giallo per un fallo su Colombo, che si trovava in una posizione di sospetto fuorigioco.
Queste situazioni pongono la necessità di un riesame del protocollo Var. Pieri propone diverse soluzioni per affrontare i limiti attuali:
Pieri avanza la proposta del Var “a chiamata” come una possibile soluzione per migliorare l’attuale situazione. “Mi parrebbe la soluzione migliore”, afferma Pieri, sottolineando come questo approccio possa garantire un equilibrio tra l’uso della tecnologia e il flusso naturale del gioco. L’International Football Association Board (Ifab), l’organo che regolamenta le regole del gioco, sta attualmente considerando questa proposta.
Nel dicembre scorso, Antonio Zappi, neo-eletto presidente dell’Associazione Italiana Arbitri (Aia), si era espresso favorevolmente riguardo al Var “a chiamata”, definendolo un “criterio di giustizia sostanziale”. Tuttavia, il designatore degli arbitri Gianluca Rocchi ha sollevato preoccupazioni riguardo a un possibile effetto “deresponsabilizzante” sugli addetti al Var, che potrebbero sentirsi meno incentivati a prendere decisioni cruciali.
Questa discussione pone in evidenza una questione cruciale nel mondo del calcio moderno: come bilanciare l’uso della tecnologia con l’autonomia decisionale degli arbitri. Le nuove tecnologie, sebbene utili, non possono sostituire completamente l’istinto e l’esperienza di un arbitro in campo. Inoltre, l’implementazione di un sistema come il Var “a chiamata” richiede una riflessione approfondita sulle dinamiche di gioco e sull’impatto che potrebbe avere sulle strategie delle squadre.
Il dibattito sul Var e le sue applicazioni è destinato a continuare, con opinioni che si dividono tra chi sostiene l’uso della tecnologia come strumento di giustizia e chi teme che possa compromettere l’essenza del gioco. In ogni caso, la voce di ex arbitri come Pieri è fondamentale per stimolare una riflessione critica su come evolverà il protocollo Var nel futuro. La sfida rimane quella di trovare un equilibrio che permetta di sfruttare i vantaggi tecnologici senza intaccare la fluidità e l’immediatezza che caratterizzano il calcio.
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