Nella storia della motorizzazione italiana, il nome Piaggio è indissolubilmente legato alla Vespa, simbolo di libertà e innovazione nel dopoguerra. Tuttavia, pochi conoscono un altro capolavoro della casa di Pontedera: il Moscone, noto anche come la “Vespa del mare”. Questo motore fuoribordo, nato negli anni ’50, rappresenta un esempio significativo di come la Piaggio abbia saputo estendere il suo know-how dal settore terrestre a quello nautico, portando la praticità e l’economicità delle sue creazioni anche in mare.
Il Moscone fu concepito poco dopo il grande successo della Vespa, lanciata nel 1946 dall’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio. Enrico Piaggio, ispirato dal trionfo del suo scooter, vide nel settore nautico una nuova frontiera da esplorare. L’amore per il mare, ereditato dal padre Rinaldo, lo spinse a immaginare un motore fuoribordo che fosse accessibile a tutti, proprio come la Vespa aveva democratizzato la mobilità su strada.
L’idea di Piaggio era quella di creare un motore che, pur mantenendo la potenza e l’affidabilità necessarie per il mare, fosse adatto all’uso quotidiano e non solo alle competizioni. Questa visione si concretizzò grazie alla collaborazione con Goffredo De Betta e D’Ascanio, che svilupparono un motore con due cilindri orizzontali sovrapposti e una cilindrata di 98 cc. La scelta di utilizzare un sistema di raffreddamento ad acqua permise al Moscone di operare con efficienza e consumi ridotti, caratteristiche che ne decretarono il successo.
Nel maggio del 1949, il Moscone fu presentato ufficialmente all’Idroscalo di Milano, dopo essere stato anticipato alla Fiera Campionaria. Il lancio di questo “fuoribordo per tutti” fu accompagnato da una campagna pubblicitaria che lo soprannominava “Vespa del mare”, sottolineando il legame concettuale con lo scooter che aveva già conquistato il cuore degli italiani.
Non solo un motore, il Moscone divenne parte di un pacchetto completo che includeva anche una barca specifica, un modello semplice e funzionale costruito nei cantieri di Finale Ligure, gestiti dal fratello di Enrico, Armando Piaggio. Questa sinergia tra motore e scafo rappresentò una soluzione innovativa per l’epoca, anticipando l’idea di un “package” completo per la nautica da diporto.
Dal punto di vista economico, il Moscone era un investimento significativo ma non proibitivo. Il pacchetto completo costava 218.000 lire, mentre il solo motore veniva venduto a 98.000 lire. Considerando che lo stipendio medio di un operaio italiano dell’epoca si aggirava sui 25-30mila lire al mese, l’acquisto di un Moscone rappresentava un sogno accessibile per molti appassionati del mare.
Il successo del Moscone fu immediato: nei primi nove mesi furono prodotti 405 esemplari, e nel decennio successivo la produzione superò il migliaio di unità all’anno. Questi numeri, seppur modesti rispetto al mercato automobilistico, segnarono un’importante presenza del marchio Piaggio nel settore nautico, sia per il turismo che per l’uso professionale, in particolare nella pesca.
Il Moscone, con la sua innovazione e versatilità, contribuì a creare un nuovo modo di vivere il mare, avvicinando molte persone a questo ambiente in un periodo in cui l’Italia stava riscoprendo la voglia di esplorare e godere delle proprie risorse naturali. Anche se meno noto della Vespa, il Moscone rappresenta un capitolo affascinante della storia industriale italiana, un simbolo di un’epoca in cui la creatività e l’ingegno erano strumenti fondamentali per guardare al futuro con ottimismo e determinazione.
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