L’evoluzione di Jasper “disaster” Philipsen. Il belga ha fatto sua la Milano – Sanremo rompendo l’egemonia degli attaccanti da lontano: l’ultimo velocista a riuscirci era stato Arnaud Démare nel 2016, ma non solo. Ha demolito un record che resisteva da 34 anni, quando, nel 1990, Gianni Bugno vinse la Classicissima con una media di 45,8 chilometri all’ora. Il belga ha tagliato il traguardo in volata chiudendo alla media di 46m/h. Una vittoria storica, anche perché lascia in eredità la certezza che Philipsen sia molto di più che un velocista.
Philipsen si è evoluto: una gestione della gara perfetta
La gestione della gara di Philipsen ha rasentato la perfezione. Ha scollinato il Poggio con grande coraggio, senza farsi staccare dagli attaccanti e in discesa non si è lasciato prendere dalla voglia di strafare, conservano così la gamba necessaria per la volata aiutato da Van der Poel che, preso atto di un arrivo in volata, si è speso per la causa chiudendo e colmando immediatamente il pericoloso divario che Mohoric aveva ottenuto negli ultimi chilometri. E ha avuto ragione. Philpsen in volata è pressoché imbattibile anche. La sua specialità della casa, fra l’altro si è anche ripulita di quella frenesia che lo ha spesso portato a errori grossolani quanto pericolosi e all’etichetta, finalmente staccata via dal manubrio, di “disaster” a causa della sua (eufemismo) esuberanza nel farsi spazio in volata. A 26 anni il belga è senza se e ma il miglior velocista del mondo: con la sua prima vittoria nella Classicissima arricchisce un curriculum stellato, dopo le sei tappe al Tour de France (maglia verde inclusa) e i tre successi conquistati alla Vuelta.
Una vittoria storica, anche contro gli haters
Una vittoria importantissima, anche contro gli haters. Gli odiatori seriali si erano scagliati contro di lui arrivando anche a minacciarlo di morte: “Vincere la Milano-Sanremo è un’emozione incredibile. Sono orgoglioso, felice e grato a Van der Poel per l’aiuto che mi ha dato. È stata una gara veloce sin dalla partenza e per tutto il giorno il gruppo ha tenuto una media altissima, ma credevo in me stesso e ho mantenuto la calma. Ero consapevole che per vincere tutto doveva andare alla perfezione. Non mi aspettavo che Michael Matthews fosse così bravo, ma sono felice di averlo fatto. senza entrare in polemica sulla manovra rigorosa dell’australiano, che lo ha messo alle strette verso le recinzioni negli ultimi metri”. Del resto chi è senza peccato scagli la prima pietra…