Nervi tesi in casa Napoli, che sembra aver smarrito smalto e soprattutto serenità rispetto allo scorso anno. Rudi Garcia continua a incassare i “vaffa”. Dopo i mugugni di Kvara, arriva il gesto, anche piuttosto plateale, di Osimhen che manda a quel paese il tecnico. Non è il primo né l’unico caso: le liti, anche clamorose, sono all’ordine del giorno. Per informazioni, proprio a Napoli, chiedere al presidente De Laurentiis e a Carlo Ancelotti che hanno dovuto gestire un vero e proprio ammutinamento del gruppo.
In molti spogliatoi, al netto del risultato, non sono sempre rose e fiori. E spesso le spine… emergono sul prato. Una delle ultime, memorabili, liti è quella fra Lulic e Simone Inzaghi ai tempi della Lazio: discussione palese in campo e risolta negli spogliatoi. Tornando indietro di qualche anno, discussione accesa fra Bakayoko e Gattuso ai tempi del Milan con un “sardonico” ringhio che spiegherà di avergli “parlato” nello spogliatoio. Indimenticabile la discussione animata fra Leon Clarke e Paolo Di Canio, all’epoca allenatore dello Swindon: i due non se le mandano a dire, spintonandosi e insultandosi dal campo sino agli spogliatoi e fon quando non sono stati divisi dal resto della squadra. Nessuno fa in tempo a intervenire, invece, nella discussione degenerata fra Ljajic e Delio Rossi. Il calciatore ha più di qualcosa da ridire, il tecnico perde la calma, afferra il calciatore per maglia e lo colpisce due volte in pieno viso. Poi interviene la panchina. Il tecnico sarà esonerato. Ancora Fiorentina protagonista ma con interpreti diversi: all’Olimpico, con la Viola in vantaggio sulla Roma, Trapattoni decide di sostituire Edmundo che fa fede al suo soprannome. “O animal”: il giocatore non la prende benissimo e serve l’intervento di Antognoni per evitare che i due passino dalle parole alle mani.
Dall’azzurro del Napoli a quello della nazionale cambia la tonalità ma non le polemiche. Il primo storico invito ad andare a quel paese è in mondovisione. Mondiali del 1974, Chinaglia non gradisce le scelte di Valcareggi e al momento della sostituzione lo manda palesemente… altrove. Sedici anni dopo, nel 1990, Andrea Carnevale, concede il bis: richiamato in panchina nella sfida contro gli USA al posto di Schillaci, non la prende benissimo e manda un segnale molto chiaro al CT Vicini che lo raccoglie e non perdona. Il mondiale del centravanti finisce lì. Evidentemente i centravanti sono molto suscettibili. Pellé, uno dei pupilli di Antonio Conte in nazionale, non trova lo stesso feeling con Ventura (come anche tutto il resto della squadra). Il centravanti però si lascia andare a un gesto palese in Italia – Spagna: al momento della sostituzione, accetta il cambio ma non di stringere la mano al CT, mandandolo poi anche a quel paese. La coppia scoppia, ma a conti fatti, Pellé sarà stato solo il primo a delegittimare Ventura…
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