Altri cambiamenti in NBA, tenendo conto che quelli inseriti nel nuovo contratto collettivo verranno perfezionati nella stagione 2023-24. Il focus ora si concentra sui giocatori, soprattutto sulla gestione del loro riposo, che oltreoceano è meglio nota come “carico”, elemento da sempre in discussione anche perché esercitato a… regolare intermittenza sia dalle franchigie sia dagli stessi giocatori.
La ragione della NBA: fair play, regolarità e appeal
Il termine carico si riferisce alla gestione dei minuti trascorsi sul parquet dai giocatori più importanti della competizione. Un tema quanto mai divisivo sia dal punto di vista fisico che di morale. Le scelte di rinunciare, pur senza che siano infortunati, ad alcune delle migliori stelle della competizione in alcune partite, incide sia sul torneo sia sull’appeal di alcune partite. E cozza con il Fair Play. La Lega tuttavia si concentra su altro: dalla presa di posizione della NBA è evidentemente che ai piani alti stia più a cuore l’appeal delle sfide con buona pace per le più elementari regole di competizione sportiva.
I dirigenti, secondo quanto trapelato nelle ultime settimane, hanno intenzione di organizzare un incontro mirato a punire l’uso della gestione del carico: ancora non c’è un regolamento ufficiale, ma tutto lascia credere che saranno previste delle sanzioni nel caso in cui una squadra decida di far riposare due giocatori considerati “star”. Per evitare ulteriori malintesi o, per chi ha voglia di pensar male, furbate, è stato anche inquadrato il concetto di “star”: un giocatore di basket che ha fatto parte dei Best Quintets o appunto dell’All Star nelle ultime tre stagioni.
Le ragioni di coach e cestisti: si gioca troppo
La decisione aprirà inevitabilmente un nuovo dibattito destinato a sfociare in polemica. Cestisti e coach hanno le loro ragioni: la durata della stagione, 82 partite spesso intensissime e racchiuse in un fazzoletto di tempo fra l’una e l’altra, impongono continue trasferte e impediscono ai giocatori di riposarsi adeguatamente e a volte di trovarsi nella migliore condizione possibile nei play off. Ciò ha portato anche i coach più puristi e i talenti più puri a gestire, specialmente durante la stagione regolare, le risorse psicofisiche.
La scappatoia esisterebbe: le assenze potranno essere comunicate e giustificate da infortuni ma è altrettanto inevitabile che la cultura del sospetto possa alimentarsi di fronte a improvvisi forfait. Innegabile, fra l’altro, che alcune delle star della Lega hanno, complice una carta d’identità non più verdissima, bisogno di rifiatare. Senza fare nomi: Le Bron James. Per quanto, dunque, il consiglio possa esprimersi, la situazione resterà comunque controversa. L’unica certezza è che ci saranno decisioni da prendere nei prossimi giorni che influenzeranno in un modo o nell’altro la competizione.