Ilie Nastase è una figura che ha segnato la storia del tennis, un autentico fuoriclasse che ha conquistato il cuore del pubblico non solo con il suo talento, ma anche con il suo carisma e la sua personalità istrionica. A partire dal 18 novembre, il docufilm “Nasty. More than just tennis”, diretto da Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu e Tudor D Popescu, porta sul grande schermo la vita di questo straordinario atleta, il primo a raggiungere il numero uno della classifica computerizzata nel lontano agosto del 1973. Attraverso immagini d’archivio e interviste, il film esplora non solo le sue vittorie sul campo, ma anche le sue eccentricità e il suo modo di vivere il tennis come una vera e propria arte.
Nato a Bucarest nel 1946, Nastase ha esordito nel mondo del tennis con una determinazione che si è poi trasformata in un dominio senza precedenti. “Nel 1973 si sapeva che avrebbero introdotto la classifica con il computer,” racconta Nastase. “Avevo già vinto Montecarlo, il Roland Garros, Roma e il Queen’s, ma ero stufo di aspettare le graduatorie tradizionali. Finalmente, con l’introduzione del ranking computerizzato, la mia posizione di numero uno era ufficiale.” L’ascesa di Nastase è stata segnata da una serie di successi che lo hanno reso un’icona del tennis mondiale, ma il campione romeno non si è mai limitato ai successi sportivi.
Il legame di Nastase con l’Italia è profondo e ricco di ricordi. “Ci ho vissuto sei mesi nel 1966,” ricorda. “Stavo a Roma da Carlo D’Alessio, un allevatore di cavalli. Durante quel periodo, io e Tiriac insegnavamo tennis a suo figlio. Gli italiani mi hanno sempre sostenuto, e quando giocavo al Foro Italico, speravo di non incontrare subito gli italiani, perché il pubblico tifava per me contro gli stranieri.” Questi aneddoti rivelano non solo la sua personalità vivace, ma anche il calore che ha sempre trovato nel pubblico italiano, che lo ha accolto a braccia aperte.
Nastase è anche noto per le sue follie e i suoi scherzi sul campo, che hanno spesso trasformato le partite in veri e propri spettacoli. “Il più permaloso dei miei avversari? Sicuramente Vilas,” afferma. “Lo chiamavo ‘Shakespeare’ a causa del suo libro di poesie, e lui si arrabbiava sempre.” Alcuni momenti memorabili includono:
Queste storie mettono in luce non solo il suo talento, ma anche il suo spirito competitivo e la sua voglia di divertirsi.
La sua carriera è stata costellata di momenti indimenticabili, tra cui la vittoria a Wimbledon nel 1973, in coppia con Jimmy Connors. “Abbiamo avuto un grande feeling e siamo riusciti a vincere,” racconta Nastase. Tuttavia, non è stata sempre una passeggiata nel parco. La sua carriera è stata segnata anche da litigi e controversie. “Ho litigato con gli arbitri e ho ricevuto multe e squalifiche,” racconta. “Ma ho sempre chiesto scusa. Ho vissuto il tennis ‘my way’, alla mia maniera.” La sua personalità vivace e il suo approccio audace hanno fatto di lui una figura controversa, capace di dividere le opinioni, ma anche di conquistare il pubblico.
Infine, quando gli si chiede quale partita vorrebbe rigiocare, Nastase non esita: “La finale di Wimbledon del 1972 contro Smith. Persi per due punti, e non c’erano sedie al cambio campo. Arrivai alla fine sfinito.” Queste parole evocano nostalgia e il desiderio di rivincita, un tratto distintivo di un campione che ha sempre cercato di superare se stesso.
Il docufilm “Nasty. More than just tennis” si preannuncia come un viaggio emozionante nella vita di Nastase, un uomo che ha scritto pagine indelebili nella storia del tennis e che continua a ispirare le nuove generazioni di giocatori. La sua storia è un richiamo a vivere lo sport con passione, umorismo e autenticità, valori che, in un mondo sempre più competitivo, rimangono fondamentali.
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