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Mostra straordinaria: le icone della Nba in mostra a Brescia

Giorgio Gandolfi: un viaggio nel tempo del basket

Giorgio Gandolfi è un nome che evoca ricordi di un’epoca d’oro del basket, un tempo in cui le leggende dell’NBA solcavano il parquet con grazia e determinazione ineguagliabili. Nel cuore degli anni ’80, un giovane fotografo italiano, armato di macchina fotografica e passione, riusciva a catturare momenti indimenticabili dei più grandi giocatori di basket di tutti i tempi. Magic Johnson, Michael Jordan, Kareem Abdul Jabbar, Larry Bird e Julius Erving: un quintetto che non ha bisogno di presentazioni, un gruppo di atleti che ha definito un’era e che continua a ispirare generazioni di appassionati.

Giorgio Gandolfi, oggi 73enne, ha trascorso anni accovacciato, seduto a gambe incrociate o persino sdraiato a bordo campo nelle arene più calde degli Stati Uniti. La sua dedizione alla fotografia e alla pallacanestro ha permesso di creare una collezione unica di 58 immagini che raccontano non solo le imprese sportive di queste leggende, ma anche l’atmosfera e la cultura di un’epoca irripetibile. Queste fotografie sono state recentemente esposte nei corridoi dell’Università Cattolica di Cremona, offrendo agli spettatori un viaggio visivo nel passato glorioso della NBA.

La mostra al MoCa di Brescia

Dal 30 ottobre, la mostra si trasferisce al MoCa di Brescia, dove i visitatori avranno l’opportunità di immergersi nelle storie catturate dall’obiettivo di Gandolfi. Questa esposizione non è solo un tributo al basket, ma anche un omaggio all’arte della fotografia sportiva, una disciplina che richiede un occhio attento, riflessi pronti e una comprensione profonda del gioco e dei suoi protagonisti. Le immagini di Gandolfi non sono semplici fotografie, ma racconti visivi che catturano l’essenza di momenti irripetibili.

Un’asta per il Baskin

La mostra culminerà il 6 novembre con un’asta finale il cui ricavato sarà interamente devoluto al Baskin, uno sport inclusivo nato a Cremona che permette a normodotati e disabili di giocare insieme. Questa iniziativa riflette l’impegno di Gandolfi non solo verso la pallacanestro, ma anche verso valori di inclusione e solidarietà. Il Baskin, ormai diffuso in tutta Europa, rappresenta un modello di integrazione e partecipazione che va oltre il semplice gioco, promuovendo la collaborazione e l’empatia tra i giocatori.

L’eredità di Giorgio Gandolfi

Oltre alla sua attività di fotografo, Giorgio Gandolfi è stato un importante promotore del basket in Italia. Per dieci anni ha diretto la storica rivista “Giganti”, una pubblicazione che ha portato il mondo dell’NBA nelle case degli italiani, contribuendo a far crescere la passione per questo sport nel nostro paese. Ha inoltre scritto il libro “C’era una volta la pallacanestro… E non solo”, la cui prefazione è stata firmata dalla leggenda Julius Erving, noto anche come Doc J. La sua carriera è stata arricchita da collaborazioni con allenatori di fama mondiale come Ettore Messina, Chuck Daly e Tex Winter, con cui ha guidato clinic di formazione in tutto il mondo.

L’eredità di Gandolfi nel mondo del basket è inestimabile. La sua capacità di catturare l’essenza del gioco e dei suoi protagonisti ha permesso a intere generazioni di rivivere momenti storici e di innamorarsi di uno sport che continua a unire persone di ogni età e provenienza. La mostra al MoCa di Brescia è l’ultima dichiarazione d’amore di Gandolfi per la pallacanestro, ma lui promette che non sarà l’ultima. Con il suo lavoro, continua a tenere viva la fiamma del basket, ispirando nuovi appassionati e mantenendo in vita il ricordo di un’epoca in cui le leggende solcavano il parquet con maestria e passione.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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