Milano-Cortina: tra conflitti e sabotaggi, la pista da bob resta un campo di battaglia - ©ANSA Photo
La storica pista da bob intitolata a Eugenio Monti, inaugurata nel 1956 per le prime Olimpiadi invernali italiane, si trova ora al centro di una serie di conflitti e difficoltà che minacciano la preparazione delle Olimpiadi invernali del 2026 a Milano e Cortina. A oltre sessant’anni dalla sua apertura, il tracciato è diventato un simbolo di polemiche e preoccupazioni crescenti per il futuro delle competizioni di bob, slittino e skeleton, che dovrebbero svolgersi nella conca ampezzana. La situazione si complica ulteriormente a causa di atti di sabotaggio, creando un clima di incertezza e tensione.
Sin dall’inizio, la scelta di Cortina come sede del nuovo sliding centre ha generato dibattiti. Le principali preoccupazioni riguardano:
Questa situazione di stallo ha portato a considerare alternative, come Lake Placid, come sede delle gare.
Le tensioni politiche hanno ulteriormente complicato le cose. Da un lato, il Piemonte ha proposto la pista di Cesana, già utilizzata durante le Olimpiadi di Torino 2006, ma che richiederebbe significativi lavori di ristrutturazione. Dall’altro lato, il Veneto ha mantenuto una posizione ferma sulla scelta di Cortina, alimentando una rivalità regionale che ha ostacolato il processo decisionale.
La situazione è diventata così critica che, a settembre, Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha dovuto ammettere che il progetto rischiava di essere annullato. Questo ha spinto il comitato organizzatore a esplorare alternative pronte, come St. Moritz e Innsbruck, per ospitare le gare senza le complessità burocratiche italiane.
Nel dicembre 2023, il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha riacceso le speranze per il progetto di Cortina, affermando che l’intervento del Ministero non avrebbe comportato costi aggiuntivi per i cittadini italiani. Questa dichiarazione ha riattivato il dibattito pubblico, con critiche che definivano il progetto un “pasticcio” e una “telenovela”. Il ministero ha quindi pubblicato un nuovo bando di gara di quasi 82 milioni di euro, al quale ha risposto il gruppo parmense Pizzarotti, presentando un progetto “light” per la pista, studiato per ridurre costi e tempi di costruzione.
Con l’accordo firmato all’inizio di febbraio, i lavori sono finalmente iniziati, ma il clima di tensione è rimasto palpabile. Le minacce contro il sindaco di Cortina e i ricorsi al TAR da parte di gruppi di opposizione hanno evidenziato l’atmosfera di conflitto. Il CIO ha iniziato a effettuare sopralluoghi mensili al cantiere, monitorando il progresso e imponendo la necessità di un “piano B” in caso di ulteriori ritardi o complicazioni.
Nonostante i progressi, il recente sabotaggio al cantiere ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e la fattibilità del progetto. Gli atti di sabotaggio non solo evidenziano la vulnerabilità dell’iniziativa, ma anche il livello di opposizione che il progetto affronta. Le autorità locali e il comitato organizzatore sono ora sotto pressione per garantire che la pista venga completata in tempo, con il collaudo ufficiale previsto per febbraio-marzo 2025, un traguardo che si avvicina rapidamente.
La preparazione delle Olimpiadi invernali del 2026 è stata segnata da continui ostacoli e controversie. La speranza è che, nonostante le difficoltà, il nuovo sliding centre di Cortina possa finalmente prendere forma e diventare un’eredità duratura per le future generazioni di atleti. Tuttavia, il cammino da percorrere è ancora lungo e irto di sfide, mentre il mondo dello sport attende con ansia di vedere se la pista da bob potrà davvero essere completata in tempo per le Olimpiadi, o se le competizioni dovranno essere spostate altrove, segnando una sconfitta per il movimento sportivo italiano.
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