Il mondo del pattinaggio di velocità su ghiaccio, e in particolare dello short track, è profondamente radicato nella tradizione della famiglia Sighel. Questa dinastia sportiva è iniziata con Roberto Sighel, il primo italiano a conquistare un titolo mondiale in questa disciplina. Oggi, il testimone è passato a suo figlio Pietro, classe 1999, che può vantare un oro mondiale, sei titoli europei e due medaglie olimpiche, argento e bronzo, conquistate ai Giochi di Pechino 2022. Con l’imminente arrivo dei Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina, Pietro è pronto a “chiudere il cerchio” e realizzare il suo sogno olimpico a casa.
Pietro afferma con determinazione: “Milano-Cortina è l’obiettivo più importante”. Tuttavia, la pressione è palpabile: “Alla mia prima Olimpiade avevo tutto da guadagnare, qui ho tutto da perdere. Sarà difficile gestire la pressione”. Nonostante le sfide, la sua ambizione è chiara: “Voglio vincere i 1000 metri a livello individuale e i 5000 metri con la squadra”.
Il percorso verso il successo non è semplice, poiché gli avversari sono agguerriti. Pietro sottolinea che “a livello maschile ora dominano i canadesi, mentre Cina e Corea continuano ad essere sempre forti”. Nonostante la concorrenza, lui e il suo team sono determinati: “Noi ci proviamo, lavoriamo sodo per questo”.
L’allenamento di Pietro è quotidiano e rigoroso. Si allena nel centro federale di Bormio, dove pratica sul ghiaccio quasi tutti i giorni. Condivide l’appartamento con sua sorella Arianna, anche lei pattinatrice e medagliata agli europei di Dresda. Pietro racconta con una risata: “È come una sposa, stiamo sempre insieme e in nazionale c’è un clima di affiatamento che è andato crescendo”. Questo spirito di squadra è fondamentale in un ambiente competitivo come quello dello short track.
Fino ai 19 anni, Pietro è stato allenato dal padre Roberto, che lo ha sempre incoraggiato. “Avevo provato con altri sport, mi piace tanto la montagna, e quindi arrampicata, ciclismo, judo, ma poi con i pattini è stato un feeling grande”. Gli allenamenti sono intensi: “Con gli allenatori della nazionale lavoriamo 2-3 ore la mattina. Facciamo anche allenamenti in bicicletta o sui rulli quando il tempo non è favorevole”.
Dopo i successi a Pechino, che hanno segnato un punto di svolta nella sua carriera, Pietro è diventato un atleta di riferimento per lo short track italiano. “A Dresda è andata benissimo, direi un risultato quasi storico e sono arrivato nemmeno troppo al top”, riflette. L’atmosfera familiare è stata fondamentale: “C’era tutta la mia famiglia ed è stato davvero bello”.
La preparazione per Milano-Cortina è serrata. A febbraio, parteciperà alla tappa del World Tour presso l’Ice Skating Arena di Milano, che fungerà da test event olimpico. A marzo, si svolgeranno i mondiali in Cina, seguiti da un intenso programma di allenamenti e competizioni. Pietro sottolinea: “Tanto allenamento anche in estate, e a novembre e dicembre ci saranno altre tappe di coppa del mondo che possono qualificare altri atleti ai Giochi”.
Con un calendario fitto e opportunità di riposo limitate, Pietro scherza: “Il mio hobby? Il divano, ma quest’anno non credo di avere tempo”. La sua passione per lo sport si estende anche al calcio, e tra i suoi miti sportivi, Valentino Rossi occupa un posto speciale: “Un vero n.1”.
Ora, l’orizzonte di Pietro è chiaro: “La medaglia d’oro mi manca. So che nel mio sport ci sono tante variabili, ma ci metterò tutto”. La straordinarietà di gareggiare in un’Olimpiade che si svolge in casa è un’opportunità unica. “Vincere sarebbe il massimo”, afferma con passione, e questa vittoria non è solo per lui, ma anche per la sua famiglia: “Vorrei vincere per papà, per tutti loro e chiudere così il cerchio dei miei sogni”. Milano-Cortina si avvicina e con essa la possibilità di scrivere una nuova pagina nella storia dello sport italiano, una storia che i Sighel hanno contribuito a costruire con dedizione e passione.
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