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Merckx rivela il suo rapporto complesso con van looy: rispetto e una chiamata in ospedale

Eddy Merckx, una delle leggende del ciclismo, ha recentemente condiviso i suoi sentimenti riguardo a Rik Van Looy, un altro grande del ciclismo belga, in seguito alla sua scomparsa. Le parole di Merckx rivelano un profondo affetto e un rispetto reciproco, che, nonostante la mancanza di una vera amicizia durante i loro anni di competizione, è cresciuto nel tempo, creando un legame significativo.

La notizia della morte di Van Looy ha colpito Merckx in modo particolare. “La sua morte fa male, uno così doveva arrivare a cent’anni”, ha affermato con voce rotta dall’emozione. Nonostante le rivalità che hanno contraddistinto le loro carriere, Merckx ha sempre riconosciuto il talento straordinario di Van Looy, un corridore che ha segnato un’epoca, soprattutto nelle classiche. “Era un super campione quasi imbattibile nelle classiche. Sono felice di aver potuto gareggiare contro di lui”, ha aggiunto, riflettendo su una carriera che ha visto entrambi i ciclisti sfidarsi in numerose competizioni.

L’inizio di una rivalità

La loro relazione ha preso forma nel 1965, quando Merckx, un giovane neoprofessionista, si unì alla squadra di Van Looy, la Solo. “Come compagni di squadra non abbiamo avuto un rapporto così buono”, ha ammesso Merckx, ricordando i soprannomi affibbiati a lui da Van Looy e dai suoi gregari, paragonandolo a Jack Palance, il noto cattivo dei film western. “Un po’ gli somigliava”, ha scherzato Merckx, evidenziando come le differenze culturali e regionali avessero influenzato il loro rapporto. “Io sono di Bruxelles, lui di Anversa… da Bruxelles ad Anversa non ci sono neanche 50 chilometri, ma il Belgio è un mondo a parte”.

La rivalità si intensifica

La rivalità tra i due è emersa negli anni successivi, specialmente nel 1966, quando Merckx decise di lasciare la squadra di Van Looy. “Per batterlo, avrei dovuto nascere diversi anni dopo”, ha dichiarato Van Looy, ammettendo la superiorità di Merckx. “In una buona giornata, forse una su dieci, potevo batterlo. Per me, è il più grande corridore di tutti i tempi”. Questa rivalità è stata alimentata da diverse strategie di gara:

  1. Van Looy tendeva a restare a ruota di Merckx, cercando di batterlo in volata.
  2. Quando ciò non funzionava, preferiva vedere vincere qualcun altro piuttosto che il suo avversario.

Un legame che supera il tempo

Con il passare degli anni, Merckx e Van Looy hanno trovato un modo per superare le rivalità giovanili e costruire una relazione più profonda. “Un anno fa, quando Rik ha compiuto 90 anni, gli ho fatto una sorpresa. E ogni tanto andavamo a cena insieme”, ha raccontato Merckx, rivelando che le loro conversazioni spaziavano dal ciclismo alla vita, fino al calcio, un’altra grande passione di entrambi. “Non sapeva ancora di essere ammalato”, ha aggiunto, sottolineando la forza e l’orgoglio di Van Looy.

Merckx ha anche rivelato che, una settimana prima della morte di Van Looy, quest’ultimo lo ha contattato mentre si trovava in ospedale per un’anca fratturata. “Era peggiorato nelle ultime settimane, sapeva che le cose sarebbero andate male, ma mi ha telefonato lo stesso per incoraggiarmi”, ha ricordato con affetto. Questo gesto ha dimostrato che, nonostante le loro differenze, c’era un profondo rispetto e un legame umano che era cresciuto nel tempo.

La figura di Van Looy non si limita ai suoi successi come ciclista; ha anche contribuito in modo significativo al mondo del ciclismo con l’istituzione della Scuola fiamminga di ciclismo di Herentals, un’iniziativa che ha formato molte generazioni di ciclisti. “La sua voglia di vincere rimarrà sempre con me”, ha dichiarato Merckx, riconoscendo l’eredità duratura di Van Looy nel ciclismo.

La morte di Rik Van Looy segna la fine di un’era nel ciclismo belga. La sua figura rimarrà impressa nella memoria di tutti gli appassionati e, come sottolineato da Merckx, “non ci sono molti campioni sopra di lui nella storia. Un’icona assoluta”. La storia di questi due grandi ciclisti dimostra come il tempo possa guarire le ferite, portando a una comprensione e un rispetto reciproco che trascendono le rivalità giovanili.

Stefano Cerulli

Stefano è un appassionato di sport e redattore sportivo con una carriera che riflette il suo profondo amore per il calcio e l'atletica. Nato a Milano nel 1985, ha nutrito fin da giovane una passione innata per lo sport, alimentata dalle domeniche passate sugli spalti dello stadio San Siro e dalle interminabili ore di allenamento sulle piste d'atletica locali. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso l'Università degli Studi di Milano, Stefano ha iniziato la sua carriera nel mondo del giornalismo sportivo. I suoi primi articoli, pubblicati su riviste minori, hanno subito messo in luce la sua abilità nel raccontare con vividezza e competenza le vicende sportive, catturando l'attenzione di un pubblico sempre più vasto. Stefano è noto per il suo stile di scrittura coinvolgente, capace di trasmettere non solo i fatti ma anche le emozioni e la tensione che caratterizzano ogni evento sportivo. La sua capacità di analisi e la profonda conoscenza tecnica dei diversi sport gli permettono di offrire ai lettori articoli di grande qualità, che spaziano dalle cronache più avvincenti alle analisi tattiche più approfondite. Oltre alla sua attività di redattore, è anche un promotore attivo dello sport giovanile. Dedica il suo tempo libero a organizzare eventi e workshop per giovani atleti, con l'obiettivo di trasmettere loro i valori dello sport e l'importanza della corretta informazione sportiva. Sempre aggiornato sulle ultime novità del mondo sportivo, Stefano continua a essere una voce rispettata e autorevole nel giornalismo sportivo italiano, rappresentando un punto di riferimento per tutti gli appassionati di calcio e atletica.

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