
Mastandrea sorprende: un regalo speciale per suo figlio con la maglia della Roma senza nome - ©ANSA Photo
Valerio Mastandrea è uno degli attori più amati del panorama italiano, non solo per il suo talento recitativo, ma anche per la sua schiettezza e per la sua passione incondizionata per la Roma, la squadra di calcio della Capitale. Durante una recente puntata del podcast “Tintoria”, condotto da Daniele Tinti e Stefano Rapone, Mastandrea ha condiviso alcune riflessioni sul suo amore per la squadra giallorossa e sul suo modo di trasmettere questa passione al figlio.
L’attore, che ha confessato di essere tifoso della Roma da ben 50 anni, ha usato un tono ironico quando ha dichiarato: “Io non sono mai stato una vedova di Mourinho o di altri. Io non sono vedovo di nessuno se non di me stesso visto che tifo Roma da 50 anni e sto sempre male”. Con queste parole, Mastandrea ha voluto sottolineare quanto possa essere complicato essere tifosi, in particolare di una squadra come la Roma, che ha vissuto alti e bassi nel corso degli anni. La sua confessione ha suscitato una risata tra i conduttori e gli ascoltatori, ma racchiude una verità profonda: la fedeltà a una squadra di calcio spesso comporta sofferenze e delusioni.
il valore della maglia senza nome
Durante la conversazione, Mastandrea ha toccato anche un tema molto attuale: l’instabilità dei calciatori. “A mio figlio ho sempre regalato la maglia della Roma senza il nome del giocatore”, ha spiegato, “perché poi va via a gennaio e quello stesso calciatore ne indossa un’altra”. Questa affermazione mette in luce un aspetto interessante del calcio moderno, dove i trasferimenti dei giocatori sono diventati all’ordine del giorno. La scelta di non personalizzare la maglia si rivela quindi un gesto simbolico, un modo per mantenere viva la tradizione e l’amore per la squadra, al di là delle vicende individuali dei calciatori.
un legame speciale con gli allenatori
Mastandrea ha anche parlato del suo legame con alcuni allenatori, in particolare con José Mourinho, attuale tecnico della Roma. Quando gli è stato chiesto chi fosse il suo “dittatore estero” preferito, non ha esitato a rispondere: “È facile facile, José Mourinho”. La definizione di “dittatore” in questo contesto è stata usata in modo provocatorio e affettuoso, per sottolineare il carisma e la personalità di Mourinho. Mastandrea ha spiegato che, sebbene la parola “dittatore” possa avere una connotazione negativa, nel caso di Mourinho essa può essere vista anche in una luce positiva. “Uno che se la suona e se la canta, poi delle volte il concerto riesce mentre altre meno”, ha aggiunto, evidenziando la natura altalenante delle sue prestazioni.
la passione per la roma e il calcio
Il discorso di Mastandrea sulla Roma non si limita solo alla sua personale esperienza di tifoso, ma si allarga a un fenomeno più ampio che coinvolge milioni di appassionati. La passione per il calcio è un linguaggio universale che unisce le persone, e la Roma ha un seguito particolare, con una tifoseria calorosa e devota. Non è raro vedere famiglie intere, da generazioni, condividere l’amore per la squadra, e Mastandrea rappresenta perfettamente questa tradizione.
Il legame tra padre e figlio, rappresentato attraverso la scelta della maglia, è un gesto che va oltre il semplice acquisto di un indumento sportivo. È un modo per trasmettere valori, come la fedeltà, l’amore per la propria città e la passione per una squadra che, nonostante le delusioni, riesce sempre a far battere il cuore. La Roma, così come il calcio in generale, è un’esperienza collettiva che coinvolge emozioni, speranze e sogni.
In un momento in cui il calcio è spesso oggetto di critiche per il suo eccessivo commercialismo e per la mancanza di legami autentici tra i giocatori e i tifosi, le parole di Mastandrea risuonano come un richiamo alla semplicità e alla purezza dei valori sportivi. La maglia, priva di un nome, diventa simbolo di un amore che non si basa sulle performance individuali, ma sulla storia e sull’identità di una squadra che ha segnato la vita di tanti.
Il podcast “Tintoria” ha così offerto un’occasione unica per esplorare il mondo del calcio attraverso gli occhi di un tifoso appassionato, ma anche di un artista che riesce a mescolare ironia e nostalgia. Le sue parole ci ricordano che, alla fine, il calcio è molto più di un gioco: è un modo di vivere e di sentirsi parte di qualcosa di più grande.