Da Learco Guerra a Primoz Roglic, la Maglia Rosa del Giro d’Italia è un simbolo che ha subito varie modifiche nell’arco dei decenni. Ripercorriamo la storia di questa icona del ciclismo, in attesa di scoprire chi sarà il prossimo campione a indossarla
È stata presentata nelle scorse ore nella splendida cornice della Pinacoteca di Brera a Milano la Maglia Rosa che verrà indossata dal vincitore del Giro d’Italia 2024.
Un momento speciale alla presenza del patron Urbano Cairo e del padrino di questa edizione, Vincenzo Nibali, campionissimo che con questa maglia ha da sempre un rapporto speciale (ha vinto due volte il Giro d’Italia, nel 2013 e nel 2016).
Quale migliore occasione allora, se non questa, per ripercorrere un po’ la storia di quello che nel mondo del ciclismo è un vero e proprio simbolo senza tempo?
La Maglia Rosa è il simbolo per eccellenza del Giro d’Italia, la corsa ciclistica più importante del Belpaese, organizzata per la prima volta nel 1909, su iniziativa de La Gazzetta dello Sport.
A vincere la corsa in quella prima storica edizione fu l’italiano Luigi Ganna, ma il primo ciclista che viene associato alla Maglia Rosa è però Learco Guerra.
Perché? Semplice, la Maglia Rosa venne introdotta solamente a partire dal 1931, quando diventò il simbolo utilizzato per indicare il leader della classifica generale.
Il primo a indossarla fu quindi proprio Learco Guerra, vincitore il 10 maggio 1931 della prima tappa dell’allora edizione del Giro d’Italia, quella che lo portò da Milano a Mantova, dove la “Locomotiva umana” riuscì a battere in volata Alfredo Binda.
A volere l’introduzione della Maglia Rosa quell’anno fu Armando Cougnet, giornalista che qualche decennio prima era già stato il papà del Giro d’Italia.
Il colore rosa fu ovviamente scelto in onore dell’iconica colorazione che ha reso famosa ovunque La Gazzetta dello Sport, quotidiano a cui la corsa è legata indissolubilmente.
Cougnet prese liberamente ispirazione da quanto fatto già nel 1919 dal Tour de France, che creò l’iconica Maglia Gialla in onore al colore delle pagine dell’allora giornale L’Auto, l’attuale L’Équipe.
Se Guerra è stato quindi il primo a indossarla, Primoz Roglic, per ora, è stato l’ultimo, avendo vinto il Giro d’Italia 2023.
Nel mezzo tantissimi campioni hanno vestito la Maglia Rosa (250 finora, in 106 edizioni del Giro), uno su tutti Eddy Merckx, unico in grado di indossarla per 78 volte (record).
Quattro corridori l’hanno poi difesa dal primo all’ultimo giorno di una stessa edizione del Giro d’Italia.
Si tratta degli italiani Costante Girardengo, Alfredo Binda e Gianni Bugno, ai quali va aggiunto ancora una volta “il Cannibale” belga, Merckx.
La Maglia Rosa ha subito diverse modifiche nel corso degli anni, sia dal punto di vista del design che dei materiali utilizzati.
Inizialmente, la maglia era in lana grezza, un materiale che la rendeva pesante (soprattutto sotto la pioggia) e difficilmente aderente al corpo.
Era di fatto una sorta di maglione, con i lembi del colletto a punta e due tasche poste sia sul lato anteriore che posteriore, con una chiusura a bottoni.
Il passare dei decenni e lo studio dei materiali hanno poi portato alle prime modifiche, con la Maglia Rosa che a fine anni Sessanta, per esempio, iniziò a vedere l’introduzione di una cerniera lampo per chiudere il colletto.
Sul petto fece poi la sua comparsa anche la scritta “La Gazzetta dello Sport”.
Il tessuto utilizzato divenne più sottile e sempre più aderente e aerodinamico. Più confortevole per essere indossato dai ciclisti durante le settimane di corsa.
Negli anni Settanta le tasche anteriori scomparvero, mentre restarono quelle posteriori, dove ancora oggi vengono poste barrette, gel e borracce.
Sempre più sponsor iniziarono a porre il proprio nome sulla Maglia Rosa, la cui produzione venne affidata alla fabbrica Castelli (azienda che la produrrà almeno fino al 2026).
L’avvento del nuovo millennio ha portato poi tessuti sintetici ancora più leggeri, trasformando il vecchio maglione in una sorta di seconda pelle per i ciclisti.
Nel 2009 la Maglia Rosa ha iniziato a essere anche sinonimo di moda.
In occasione del centenario della corsa, a vestire il leader di classifica è stato il marchio Dolce&Gabbana, mentre Paul Smith ha prodotto l’edizione 2013.
Altra novità interessante è stata quella introdotta nel 2018, quando il tiretto della cerniera del colletto ha iniziato a riprodurre in forma stilizzata il Trofeo Senza Fine, consegnato al vincitore del Giro d’Italia.
La Maglia Rosa negli ultimi anni ha poi iniziato a essere prodotta esclusivamente con filati riciclati al 100%.
Curiosa anche la novità scelta per l’edizione 2024.
All’interno del colletto verrà posta una fascia granata con la scritta bianca “Grande Torino 1949 – Solo il fato li vinse”.
Un omaggio alla leggendaria squadra piemontese che fece innamorare l’Italia e il Mondo intero, nell’anno in cui il Giro d’Italia partirà proprio da Torino il 4 maggio, giorno del 75° anniversario della Strage di Superga.
Indossata dal leader della classifica generale durante le settimane di corsa che caratterizzano il Giro d’Italia, la Maglia Rosa è un simbolo identificativo non solo del singolo corridore, ma anche di alcuni valori imprescindibili.
Parliamo, infatti, di una maglia iconica, il cui scopo è anche quello di promuovere tradizione, storia e cultura sportiva.
Per questo, la Maglia Rosa può essere vista come un simbolo di:
Un insieme di caratteristiche che rendono la Maglia Rosa una delle più desiderate dai ciclisti di tutto il Mondo.
Un simbolo per cui vale la pena faticare e correre fino all’ultimo centimetro.
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