Luka Doncic continua a fare la storia: frase banale, ma non per questo meno veritiera. Lo sloveno è nel momento migliore della sua carriera e sta trascinando i Mavericks a un livello stellare in questo finale di stagione. Per ora bisognerà aspettare il 14 aprile, data in cui terminerà la regular season ma i texani aspirano ad arrivare il più lontano possibile e chissà se riusciranno anche ad eguagliare quelle finali della Western Conference giocate nel 2022.
Doncic ha dei numeri straordinari che mettono la sua candidatura fra le più papabili in vista delle nomination di MVP della stagione: lo sloveno ha una media di 34 punti, 9,1 rimbalzi e 9,8 assist, tira con il 48% dal campo, il 38% da tre e ha il 78% nei tiri liberi. Fra l’altro, è già arrivato a 65 partite giocate. Cifra che ha un significato speciale e gli permette di beneficiare dei premi individuali. Dunque avrà diritto a un super prolungamento massimo per una cifra di 346 milioni per cinque stagioni o se si vuole leggere il contratto da un’altra prospettiva, una media di 69,2 milioni di dollari all’anno.
Uno stipendio che sembra fuori da ogni logica commerciale e di sostenibilità, ma che rientra nei nuovi parametri fissati dalla Lega a partire dalla prossima stagione, quando arriverà una cascata di milioni di dollari di proventi dalla vendita dei diritti del campionato di basket più bello e seguito al mondo. Resta comunque un ingaggio importantissimo che sarebbe il più alto nella storia della NBA. Naturalmente, Doncic dovrà aspettare fino all’estate del 2025 per poter beneficiare di tale proroga, poiché la regola prevede che il giocatore abbia giocato almeno sette stagioni nella NBA, ma aspettare non sarà un problema.
Un bell’esborso per i Mavericks, ma a conti fatti, nel senso più pieno del termine, l’investimento è giustificato dalle prestazioni di un giocatore capace di spostare equilibri e, di conseguenza, ricavi. Numeri alla mano, Doncic è anche un mostro di affidabilità fisica oltre che una macchina da canestri. La sua continuità di rendimento è impressionante, basti pensare che in 65 partite ha realizzato 19 triple, e che in 34 partite ha garantito almeno 30 o più punti. In undici casi ha superato i da 40 o più e in due anche i 50. Di questo range fanno parte i 73 segnati contro gli Hawks, eguagliando il quarto punteggio più alto nella storia della NBA. Quanto basta per indicarlo come il volto del presente e del futuro e, presto, forse del giocatore di basket più pagato di sempre.
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