Luis Alberto, il talentuoso centrocampista spagnolo, è una figura che evoca ricordi e storie ricche di emozioni e trionfi. Oggi, il numero 10 dell’Al-Duhail in Qatar guarda indietro ai suoi anni trascorsi nella Lazio, dove ha vissuto momenti di grande gioia e anche di frustrazione. La sua carriera, costellata di alti e bassi, sembra essere una sorta di romanzo moderno, un viaggio che lo ha portato a diventare uno dei giocatori più amati e rispettati della Serie A.
Luis Alberto si racconta da Doha, la sua attuale casa, in un’intervista che dipinge un quadro vivace e onesto della sua vita da calciatore. “Se il cappello parlante mi avesse smistato a Hogwarts, sarei stato in bilico tra Grifondoro e Serpeverde”, dice sorridendo, riflettendo sul suo carattere e la sua personalità. La passione per il calcio e il desiderio di esprimere la propria individualità sono stati sempre al centro della sua carriera. “Mi piace fare casino”, afferma, ma subito dopo chiarisce: “Non riesco a stare in silenzio quando vedo ingiustizie. Sono diretto e istintivo”.
La Lazio attuale, che sta vivendo un momento di grande forma, lo rende felice. “Spero vinca lo scudetto”, dichiara, sottolineando che la squadra ha le potenzialità per competere con le più forti del campionato. Ma la nostalgia per i suoi compagni di squadra e per l’atmosfera che si respirava durante i suoi anni a Roma è palpabile. “Il trio Milinkovic-Luis Alberto-Immobile è stato il più forte”, racconta con un sorriso. “Abbiamo fatto divertire i tifosi e, cosa più importante, ci siamo divertiti noi”.
Riflettendo su ciò che poteva essere, Luis Alberto non nasconde il rammarico per il titolo di campione d’Italia sfuggito nel 2020. “Senza la pandemia, avremmo vinto lo scudetto”, afferma con convinzione. Quella stagione, infatti, la Lazio era in testa alla classifica e sembrava avere tutte le carte in regola per conquistare il titolo. “Siamo stati sfortunati, con infortuni e squalifiche che ci hanno colpito. Se il campionato non si fosse fermato, chissà come sarebbe andata a finire”.
Nonostante il suo attuale impegno in Qatar, Luis Alberto non dimentica mai le radici e le esperienze che lo hanno formato. La sua carriera è stata segnata dall’incontro con figure importanti come Simone Inzaghi e Maurizio Sarri. “Senza Inzaghi, sarei tornato in Spagna”, confessa. “Lui è stato fondamentale per la mia crescita e per la mia permanenza a Roma. Mi ha insegnato a gestire le persone e a credere in me stesso”.
Anche il rapporto con Sarri è stato particolare, con momenti di tensione ma anche di grande insegnamento. “Siamo simili, l’ha detto anche lui. Mi ha insegnato a difendere”, spiega. Luis Alberto ricorda anche aneddoti divertenti legati a Sarri, come le sue scaramanzie e il modo in cui gestiva il gruppo. “Era fissato con gli angoli e guai a toccare il suo pacchetto di sigarette”.
Tuttavia, Luis Alberto non si limita a riflettere sul passato. Parla anche del calcio di oggi, esprimendo una certa delusione per la mancanza di talento puro nel gioco moderno. “Mi annoia un po’. Non ci sono più quei numeri 10 che facevano la differenza”, afferma, citando nomi come Özil e Riquelme come esempi di giocatori che mancano nel panorama attuale. “In Serie A, l’unico che mi intriga è Zielinski“, aggiunge, dimostrando di rimanere aggiornato sulle evoluzioni del campionato.
Ma cosa riserva il futuro per Luis Alberto? “Non tornerò in Italia, a meno che non sia per fare l’allenatore”, rivela. “La mia carriera da calciatore finisce qui, ma sono grato per tutto quello che ho vissuto”. In Qatar, il suo obiettivo è chiaro: vincere e continuare a dimostrare il suo valore. Con già nove assist in campionato, Luis Alberto non è certo in modalità vacanza, ma sta lavorando sodo per raggiungere nuovi traguardi.
La sua storia è quella di un artista del pallone, un numero 10 che continua a cercare la sua libertà sul campo, un calciatore che, nonostante le sfide e le difficoltà, non ha mai smesso di credere nel suo talento e nella magia del calcio. “Dove sono i numeri 10?”, si chiede, evocando un’epoca d’oro del calcio che sembra sempre più lontana. Ma forse, nel suo cuore, Luis Alberto sa che il suo viaggio è solo all’inizio.
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