Il 29 ottobre 2003, un giovane giocatore di basket che arrivava dall’Ohio e che il mondo aveva soprannominato Choosen 1 (The Chosen One) scendeva sul parquet per la sua prima partita in NBA. Il suo nome? LeBron James. E sin da subito, le sue caratteristiche saltano inevitabilmente agli occhi. Sebbene potenza, tecnica e prestanza fisica fossero eccezionali ma avevano bisogno di essere affinate, era evidente la sensazione di essere di fronte a un giocatore diverso, un diamante grezzo che, dopo la cura, risplende in tutto il suo straordinario talento.
Sacramento è stato il luogo in cui è nato come giocatore di basket professionista un certo LeBron Raymond James e il destino, capriccioso come è, ha voluto che il “Re” tornasse esattamente 20 anni dopo come unico rappresentante di un’eccezionale generazione di giocatori di basket, possibilmente anche migliorato da quell’immagine del 2003 quando aveva messo in mostra fin dal primo giorno il talento e ciò che lo avrebbe differenziato dagli altri: una mentalità vincente, elemento che appartiene solo ai migliori. Fra la sua prima e ultima apparizione a queste latitudini, LeBron James si è portato a casa quattro anelli, altrettanti titolo di MVP e 19 All Stars. Ed è rimasto uno dei migliori giocatori del campionato a 38 anni.
La carta d’identità, mai come in questo caso, è una opinione. Il livello fisico di LeBron James, se possibile, è ancora migliore di quello della maggior parte dei giocatori della Lega. E sebbene, il giorno del “brindisi” sia stato rovinato dalla sconfitta con i Kings (132-128), The King ha dimostrato che è ben lontano dall’abdicare. Nelle idee di Darvin Ham, dovrebbe giocare al massimo 25-30 minuti di partita. Beh, LeBron è rimasto sul parquet per 39 giri di lancette lasciando in eredità, 27 punti e 15 rimbalzi, che ha unito a 8 assist. L’evoluzione del Re è evidente. Se confrontiamo l’esordio di LeBron con le statistiche della partita giocata 20 anni dopo, c’è un miglioramento in diversi tratti, mentre in altri ha mantenuto il ritmo numerico. Continua ad essere regolare nella sua media realizzativa, sempre vicina ai 30 punti. Inoltre, è diventato un rimbalzista più forte ed è anche più preciso dalla linea dei tre punti, ma ciò che è veramente scioccante è come sia arrivato a questo punto senza aver subito un calo di forma come accade ai comuni mortali nel corso degli anni. LeBron, però, si nasce. The King is back. Lunga vita al Re.
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