Las Vegas e la Formula Uno, una storia di record infranti. Il Mondiale celebra un GP per la terza volta tappa negli Stati Uniti dopo Miami e Austin, ma per quanto suggestivo, correre da queste parti non è una novità assoluta. Anzi, a dirla tutta, questo circuito ha scritto la storia. Sino all’edizione 2023 era stato l’unica tappa della storia della F1 ad avere sempre assegnato un mondiale in concomitanza con il suo svolgimento.
La storia risale ai ruggenti anni ’80, quando la F1 era uscita dalla fase pioneristica ma conservava una struttura assai ruspante. A Las Vegas, nel 1981, sul kartodromo “king Size” del Caesar’s Palace Hotel, la prima edizione in assoluto assegnò il mondiale a Nelson Piquet, attuale suocero di Max Verstappen. Il brasiliano era alla guida della Brabham e vinse il primo dei suoi tre mondiali in un drammatico, sportivamente parlando, testa a testa con Carlos Reutemann. Il Gran Premio del 1982 vede la Ferrari in gran spolvero ma a spuntarla fu un pilota italiano, Michele Alboreto, che tagliò per primo il traguardo a bordo della sua Tyrrel – Ford. A completare il podio, John Watson (McLaren) e ed Eddie Cheever (Ligier). Solo quinto, ma più che sufficiente per vincere ancora una volta un titolo mondiale a Las Vegas, Keke Rosberg.
Las Vegas non è stato tuttavia uno dei luoghi più curiosi dove ha corso la Formula 1. Nel 1958 il circus si è spostato a Casablanca, dove si è celebrata la prima e unica edizione del 1958. Pista veloce, quanto polverosa. Livelli di pericolosità altissimi, che costarono la vita a Stuart Lewis – Evans. Non si corse mai più. Una tappa che in pochi ricordano è il GP in Italia del 1957, che si corse a Pescara, in un circuito che definire lungo è… riduttivo: venticinque chilometri di tracciato, quanto basta per convincere Enzo Ferrari a non iscrivere le Rosse a un GP considerato troppo pericoloso. A proposito di velocità, non ebbe particolare fortuna il tentativo di commistione con la Indycar.
La F1 ha corso nel leggendario circuito di Indianapolis ma è stata spesso disertata dalle scuderie europee, eclissandosi fra il 1950 e 1960 sino a sparire dai radar. Amori “fugaci” quelli con la Corea del Sud, che ospita quattro edizioni e non rinnova il contratto per la gioia dei piloti che odiavano il circuito di Yeongam, una vera cattedrale del deserto. Non va meglio a Valencia, che si corre dal 2008 al 2012 ma non riesce a diventare l’alternativa a Montecarlo. Il circuito cittadino non affascina, la F1 lo molla e oggi versa in uno stato di abbandono.
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