L’eco di un passato calcistico che ha segnato la storia di Bologna e di tutta Italia si è risvegliato nel dicembre del 1988, otto anni dopo che Eneas de Golveia de Camargo aveva calcato i campi della Serie A. La sua figura, un tempo brillante e carismatica, si era affievolita, ridotta a un ricordo sbiadito, come spesso accade con gli atleti che non riescono a rimanere nel giro delle chiacchiere da bar. Tuttavia, il rientro in cronaca non fu per celebrare un successo, ma per annunciare una tragedia. Eneas, il virtuoso brasiliano noto per il suo dribbling elegante e il suo “futbol bailado”, era stato coinvolto in un incidente stradale a San Paolo, la sua città natale. Un camion, secondo quanto riferito, gli si era scagliato addosso mentre viaggiava lungo l’Avenida Cruzeiro do Sul. Le circostanze dell’incidente rimasero avvolte nel mistero, ma il risultato fu devastante: un coma di quindici giorni e, successivamente, una broncopolmonite che lo portò via all’età di soli 34 anni.
Eneas era un artista del pallone, un numero 10 che incantava il pubblico con le sue finte e il suo tocco raffinato. Cresciuto nella Portoguesa, il club fondato dagli immigrati portoghesi a San Paolo, aveva già attirato l’attenzione per il suo talento. La sua carriera in Italia cominciò nel 1980, un momento cruciale per il calcio italiano che stava finalmente aprendo le porte agli stranieri. Quell’anno, undici calciatori, tra cui i suoi connazionali Falcao e Juary, arrivarono in Serie A, portando un’ondata di novità e aspettative. Eneas, con il suo passato nella Selecao e le sue 3 presenze internazionali, si presentò come una delle promesse del calcio italiano.
Tuttavia, l’avventura di Eneas a Bologna non si rivelò come sperato. La squadra, guidata dall’allenatore Gigi Radice, si trovò a dover affrontare una penalizzazione di -5 punti per uno scandalo di calcioscommesse. Nonostante ciò, il Bologna riuscì a risollevarsi, chiudendo la stagione al settimo posto. Eneas, però, non brillò come avrebbe potuto. Le sue 20 presenze, di cui 17 da titolare, e 3 gol non furono sufficienti a lasciare un segno indelebile nella memoria dei tifosi.
Questi episodi rimasero isolati in una carriera che non decollò mai.
Il carattere di Eneas, per quanto mite e gentile, sembrava non adattarsi al rigore del calcio italiano. La nostalgia per il Brasile lo accompagnava costantemente, manifestandosi nella sua avversione per il freddo. In un inverno bolognese, indossava calzamaglie di lana, un gesto che lo faceva apparire come un pesce fuor d’acqua. Raccontò una volta di aver pianto di fronte alla neve, un simbolo della sua vulnerabilità e della sua attitudine malinconica. Era un calciatore che sembrava starci più per caso, come un personaggio di un film in cui non riusciva a trovare il suo posto.
La sua migliore partita, quella contro la Juventus di Trapattoni, rimane una delle poche gioie della sua carriera bolognese. In quell’incontro, Eneas incantò il pubblico e procurò un rigore che sigillò una vittoria storica per il Bologna. Eppure, al termine della stagione, il club decise di non confermarlo. Tornato in Brasile, Eneas continuò a giocare, ma la sua carriera si spense lentamente, relegandolo in squadre minori fino al ritiro nel 1987, a soli 33 anni.
Il tempo passò e la memoria di Eneas si affievolì, come accade spesso con le stelle del passato. Ma la vita riservò a questo talento un destino tragico. Dopo anni di silenzio, la notizia della sua morte riportò alla mente i ricordi di un calciatore che aveva incantato con il suo stile e il suo talento, ma che alla fine si era perso in una vita segnata da difficoltà e lutti. La notizia del suo incidente stradale, seguita dalla broncopolmonite, chiuse il sipario sulla sua esistenza, un’esistenza che, per quanto breve, aveva lasciato un’impronta nel cuore di chi lo aveva visto giocare. Eneas de Golveia de Camargo, il dolce sognatore del calcio, rimarrà per sempre nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di assistere alle sue giocate e alle sue emozioni sul campo.
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