Nel 2024, l’Etiopia ha preso una decisione audace e senza precedenti: vietare l’importazione di veicoli privati non elettrici. Questa mossa posiziona il Paese come un pioniere nel campo della mobilità sostenibile, in un contesto globale in cui la transizione verso l’elettrico è spesso vista come un processo graduale e complesso. La scelta dell’Etiopia non è solo una questione ambientale, ma anche economica. Il governo, infatti, ha deciso di non investire ulteriormente in sussidi per il carburante, un onere che grava pesantemente sulle riserve di valuta estera del Paese.
Le sfide infrastrutturali
La transizione verso l’elettrico in Etiopia, però, non è priva di sfide. Come in molte altre nazioni che si avventurano in questo campo, il Paese africano si trova ad affrontare problemi infrastrutturali significativi. L’assenza di una rete estesa di stazioni di ricarica rappresenta un ostacolo notevole per i nuovi acquirenti di veicoli elettrici. Inoltre, la scarsa disponibilità di pezzi di ricambio solleva ulteriori preoccupazioni tra i consumatori. Per affrontare queste sfide, il governo ha annunciato piani per investire nella costruzione di infrastrutture di ricarica e nella produzione locale di batterie. Questo approccio mira a ridurre la dipendenza dalle importazioni e a stimolare la crescita economica interna.
L’accesso all’energia elettrica
Oltre alle questioni infrastrutturali, esistono anche complicazioni legate alla distribuzione dell’energia elettrica. Nonostante un aumento del 327% nei consumi elettrici dal 2000 al 2022, meno della metà della popolazione etiope ha accesso alla rete elettrica, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia. Questo dato sottolinea la necessità di ampliare l’accesso all’energia nel Paese per supportare una transizione efficace verso la mobilità elettrica.
Un’ambiziosa strategia di elettrificazione
Il piano del governo etiope è parte di una più ampia strategia di elettrificazione iniziata nel 2017 e guidata da Abiy Ahmed Ali, primo ministro e premio Nobel per la pace nel 2019. La visione a lungo termine del governo prevede l’importazione di 500.000 veicoli elettrici al mese entro il 2030, un obiettivo ambizioso che si basa sulla piena operatività della diga sul fiume Nilo. Questo progetto, una volta completato, garantirà al Paese una capacità energetica superiore ai 5.000 megawatt, un passo cruciale per sostenere la crescente domanda di energia elettrica.
Le preoccupazioni dei cittadini
Tuttavia, il piano del governo non è stato accolto senza riserve. Molti cittadini etiopi, infatti, esprimono dubbi sulla fattibilità della transizione, continuando a preferire le auto a benzina, spesso acquistate sul mercato dell’usato. Le preoccupazioni riguardano principalmente la mancanza di infrastrutture di supporto e la carenza di officine specializzate nella riparazione di veicoli elettrici. Attualmente, in Etiopia esistono solo poche officine capaci di fornire questo tipo di servizio, come riportato da un meccanico di Addis Abeba, la capitale del Paese.
Un modello per il futuro
Il governo, tuttavia, sembra determinato a superare queste difficoltà, seguendo un percorso simile a quello intrapreso da molte nazioni occidentali. Anche in Europa e negli Stati Uniti, il passaggio all’elettrico ha incontrato resistenze e sfide, ma i governi continuano a investire in tecnologie sostenibili, riconoscendo i benefici ambientali ed economici a lungo termine. In questo contesto, l’Etiopia si distingue come un caso unico, mostrando al mondo che anche un Paese in via di sviluppo può adottare misure drastiche per affrontare le sfide globali del cambiamento climatico e della dipendenza dai combustibili fossili. La comunità internazionale osserverà con attenzione i progressi dell’Etiopia, che potrebbero fungere da modello per altre nazioni con simili ambizioni.