Nelle ultime settimane all’interno del gruppo si è parlato di un nuovo progetto di ciclismo. L’idea, denominata ONE Cycling, promosso principalmente da Richard Plugge (direttore generale della Visma) è di modificare alcune delle condizioni rendendo questo sport più attraente. E in Colombia, durante il giro, ha trovato un seguace: la Movistar di Eusebio Unzue (68 anni).
Il direttore generale non lascia spazio alle interpretazioni: “Mi sono approcciato al professionismo negli anni ’80 e da allora è cambiato poco o nulla. Penso che questo sia lo sport più immobile che ci sia. Quasi tutti si evolvono, mentre noi ciclisti continuiamo a ripetere le stesse cose da 40 anni”. Il dirigente ritiene che sia necessario rinnovarsi sia nel regolamento che nelle sponsorizzazioni: “Dobbiamo umanizzate l’atleta rendere questo sport meno cruento. Non ha senso che, dopo una caduta, un corridore soffra per 80 km fino al traguardo, vada in ospedale e gli venga confermata la necessità di prendersi una pausa in modo da non uscire il giorno successivo. Non possiamo umanizzare tutto ciò. Occorre studiare una soluzione differente che possa tutelare sia la regolarità della corsa che proteggere il ciclista”.
Un altro cavallo di battaglia menzionato dal dirigente spagnolo è lo studio della possibilità di sostituire i corridori nei grandi giri, soprattutto nella prima settimana di corsa. Attualmente per ogni corsa a tappe le squadre si presentano con dieci o undici corridori ma ne partono solo otto. Gli altri due o tre, pur svolgendo un lavoro meticoloso, non possono presentarsi al via. Una crepa, secondo il direttore della Movistar: “Chiedo di ottimizzare un po’ il tutto. Con questo regolamento ogni squadra ha solo otto corridori in gara, se per qualsiasi motivi se ne perde uno e non c’è soluzione. E si parla di una competizione in cui si gareggia per 21 giorni. A tal proposito ho un parere che è del tutto personale, ma che ritengo da approfondire con i miei colleghi. Forse sarebbe il caso di ridurre il numero complessivo dei corridori per squadra. Credo che sia plausibile un Grande Giro da quindici giorni, in modo che tutti i big non siano costretti a scartate una delle tre grandi corse a tappe. Immaginate cosa sarebbero Giro, Tour e Vuelta con le stelle che si affrontano su tutti i percorsi possibili. Sarebbe un ciclismo altrettanto competitivo ma più spettacolare e qualitativo”.
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