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La Milano di Vogel: birra, Toblerone e il suo nuovo amore per l’Inter

Johann Vogel e i ricordi italiani

Johann Vogel, ex centrocampista svizzero, è noto per la sua breve ma significativa esperienza al Milan. Seduto nella sua casa a Naters, un piccolo villaggio della Svizzera affacciato sul Rodano, Vogel riflette con un misto di nostalgia e realismo sulla sua carriera e sui ricordi legati all’Italia. Osserva con attenzione il panorama calcistico italiano, pur mantenendo una certa distanza emotiva rispetto al Milan attuale, squadra con cui ha condiviso momenti intensi e memorabili.

Il legame con l’Italia

Il calcio è stato parte integrante della vita di Vogel sin da bambino, influenzato dalle radici italiane della sua famiglia. Di origine catanese da parte di nonno, Johann è cresciuto in un ambiente che abbracciava la cultura italiana. Sua madre gli ha instillato l’amore per la lingua italiana, un legame che si è consolidato ulteriormente durante la sua esperienza nel Bel Paese. Nonostante la sua permanenza a Milano sia stata relativamente breve, Vogel conserva ricordi vividi di quei giorni, come la sua prima visita a Milanello, dove fu accolto solo dai giardinieri mentre la squadra era impegnata nella finale di Champions League a Istanbul.

Amicizie e aneddoti

Vogel ricorda con affetto i suoi compagni di squadra, tra cui Christian Vieri, che diventò rapidamente suo amico dopo che Johann portò una barretta di Toblerone nello spogliatoio, un gesto semplice che gli valse l’affetto di molti. Pippo Inzaghi, invece, gli appare come una figura quasi caricaturale, un giocatore ossessionato dal gol e dalla vittoria, ma al contempo dotato di un talento eccezionale che sfidava le leggi della fisica, come dimostrato in un memorabile gol contro il Bayern Monaco.

L’influenza di Carlo Ancelotti

Carlo Ancelotti, l’allora allenatore del Milan, è descritto da Vogel come un uomo di grande sensibilità, capace di cogliere l’umore dei suoi giocatori e di rassicurarli nei momenti di frustrazione. Un episodio emblematico fu quando Ancelotti lo tranquillizzò dopo una partita in cui non aveva giocato neanche un minuto, promettendogli un posto da titolare nella successiva sfida.

Il confronto con il Milan di oggi

Nonostante la sua ammirazione e il profondo rispetto per il Milan di quegli anni, Vogel non nasconde una certa delusione nei confronti del Milan attuale, che, a suo dire, ha perso quella magia e quell’aura di invincibilità che caratterizzava la squadra nei primi anni 2000. Leao, Theo e Morata, sebbene siano ottimi giocatori, non riescono a evocare in lui lo stesso entusiasmo che provava per leggende come Maldini, Pirlo e Kaká. Di conseguenza, il suo sguardo si è spostato sull’Inter, una squadra che ritiene più vicina al suo ideale calcistico attuale.

L’Inter e la partita contro gli Young Boys

Parlando dell’Inter, Vogel esprime parole di elogio per Sommer, portiere spesso sottovalutato ma di grande talento, e per Barella, un centrocampista che considera tra i migliori in Europa. L’Inter di oggi, sotto la guida di Simone Inzaghi, è per lui una delle squadre più competitive del continente, capace di affrontare qualsiasi avversario con determinazione e qualità. In vista della partita tra Young Boys e Inter, Vogel non nasconde la sua fiducia nei nerazzurri, pur riconoscendo che il campo sintetico potrebbe rappresentare un’insidia per la squadra italiana, non abituata a giocare su quel tipo di superficie. Tuttavia, è convinto che l’Inter abbia tutte le carte in regola per prevalere.

Riflessioni finali sulla carriera

Riflettendo sulla sua carriera, Vogel non mostra rimpianti. Il suo sogno di giocare in Italia e indossare la maglia del Milan, la squadra che aveva ammirato fin da giovane, si è realizzato, anche se per un breve periodo. Ringrazia Berlusconi e Galliani per l’opportunità ricevuta e si dice soddisfatto di aver vissuto un’esperienza così speciale, che continua a influenzare il suo modo di vedere e vivere il calcio.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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