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Il revival dei rigorini: da Luperto ad Anjorin-Politano

Il ritorno dei rigorini nel calcio italiano

Il termine rigorino sembrava destinato a diventare un ricordo del passato nel panorama del calcio italiano, una parola in via di estinzione, relegata a discussioni nostalgiche tra appassionati. Tuttavia, durante l’ultimo turno di campionato, il termine è tornato tristemente in auge, riportando in primo piano il dibattito sullo stato attuale delle decisioni arbitrali. L’attenzione si è focalizzata sull’incontro di alta classifica tra Inter e Napoli, dove un contatto ritenuto “troppo leggero” tra Anguissa e Dumfries ha riaperto la discussione sui rigori concessi in modo discutibile.

La definizione di massima punizione

La definizione stessa di “massima punizione” suggerisce che ci si aspetta che questi calci di rigore siano assegnati per falli di gravità consistente. Questo è uno dei mantra enunciati dal designatore arbitrale Gianluca Rocchi, che ha cercato di stabilire una linea guida chiara e precisa su quali siano i criteri per fischiare un rigore. Tuttavia, nonostante questi sforzi, il fenomeno dei rigorini continua a rappresentare una delle storture più fastidiose del calcio moderno. Non solo creano un senso di ingiustizia tra i tifosi, ma evidenziano anche le discrepanze nelle interpretazioni e nei giudizi degli arbitri.

I casi controversi delle prime giornate

Nelle prime giornate della stagione, il campionato sembrava aver evitato il problema dei rigorini, ma con l’avvicinarsi della sesta giornata, il clima è cambiato. In uno scontro al Sinigaglia di Como, al Verona è stato assegnato un rigore che ha fatto discutere. Il contatto tra Sergi Roberto e Lazovic è stato descritto come impalpabile, eppure il VAR ha ritenuto opportuno rivedere la decisione, portando alla conferma del rigore. La settima giornata ha segnato un vero e proprio record, con nove rigori assegnati su dieci partite, ma molti di questi sono risultati di dubbia rilevanza. Il caso delle unghie di Luperto, che ha portato al rigore per la Juventus contro il Cagliari, ha suscitato incredulità. La leggera deviazione del pallone non giustificava affatto la massima punizione, evidenziando le discrepanze tra le decisioni prese in campo e quelle avallate dal VAR.

Il festival dei rigori

Il festival dei rigori ha continuato nella partita Fiorentina-Milan, dove almeno uno dei tre fischiati da Pairetto è stato considerato eccessivo, pur rientrando nei parametri dell’AIA. La situazione ha spinto l’allenatore della Fiorentina, Paulo Fonseca, a esprimere il suo disappunto: “Io che amo il calcio non voglio contribuire a questo circo. Oggi qualsiasi cosa è rigore”. Questo sfogo riassume perfettamente il sentimento comune tra i tifosi e gli addetti ai lavori, che vedono un calcio sempre più influenzato da decisioni arbitrarie contestabili.

Ambiguità e soggettività delle decisioni

La situazione ha raggiunto un culmine preoccupante durante la partita Empoli-Napoli, dove un fallo di Anjorin su Politano ha portato a un rigore che sembrava inesistente. L’amarezza del direttore sportivo dell’Empoli, Pietro Gemmi, è emersa chiaramente: “Mi lascia perplesso a meno che non rientri nella categoria dei rigorini”. Questo solleva interrogativi sul ruolo del VAR, che, secondo il protocollo, non può intervenire se non c’è un errore chiaro e palese. Questa ambiguità ha creato un cortocircuito, in cui la soggettività dell’intensità di un fallo può portare a decisioni profondamente diverse da parte degli arbitri.

Le polemiche delle ultime giornate

Nella nona e decima giornata, sembrava che le acque si fossero calmate, ma l’undicesima ha riaffermato il problema. In Lazio-Cagliari, il contatto tra Zortea e Pellegrini ha portato a un rigore che ha scatenato polemiche, in quanto molti hanno sottolineato come il gesto di Zortea fosse più un tentativo di colpire il pallone piuttosto che un fallo intenzionale. Questo ha ulteriormente alimentato il dibattito su cosa possa giustificare un rigore e quali siano i confini tra un normale contrasto di gioco e un fallo punibile.

Implicazioni più ampie del tema rigorini

Il tema dei rigorini non è solo una questione di giustizia sportiva, ma tocca anche aspetti più ampi del gioco del calcio. Riguarda la percezione che i tifosi hanno delle partite, il loro coinvolgimento e la loro passione. Un rigore concesso in modo controverso può cambiare l’andamento di un incontro, influenzando non solo il risultato finale, ma anche l’atmosfera e l’emozione che circondano una partita. I tifosi si aspettano che le decisioni arbitrali siano giuste e coerenti, e quando ciò non accade, si crea un senso di sfiducia che può minare l’integrità del gioco.

La sfida per il futuro del calcio

In un contesto in cui il calcio è diventato sempre più mediatico e soggetto a scrutinio, la gestione dei rigori e il dibattito sui rigorini rappresentano una sfida significativa per la classe arbitrale e per le istituzioni calcistiche. La necessità di trovare un equilibrio tra il rispetto delle regole e la fluidità del gioco è più che mai attuale, e solo attraverso un dialogo costruttivo e l’implementazione di linee guida chiare si potrà sperare di ridurre il numero di decisioni controverse e ripristinare la fiducia nel sistema arbitrale.

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