Il concetto di normalità, tanto caro a Paulo Fonseca, sembra essere diventato il mantra di questo nuovo ciclo rossonero. L’allenatore portoghese ha instaurato una filosofia inclusiva che mira a democratizzare l’utilizzo della rosa, portando il messaggio che ogni giocatore ha un ruolo cruciale. Fonseca ha dimostrato di saper gestire un gruppo ampio e variegato, in cui ogni elemento può contribuire in modo significativo.
Prendendo in considerazione le scelte del tecnico, non sorprende che giocatori come Rafael Leao possano trovarsi in panchina, mentre volti nuovi come Camarda riescono a ritagliarsi uno spazio da titolari. Questa strategia non è solo una questione di necessità, ma rappresenta una chiara scelta gestionale: il gruppo viene messo al primo posto, prima dei singoli. È un approccio che ricorda il detto “tutti utili, nessuno indispensabile”, una filosofia che ha trovato eco in molti allenatori di successo.
Analizzando i minutaggi dei giocatori, è interessante notare come la distribuzione del tempo di gioco sia stata gestita in modo tale da coinvolgere quasi tutti i membri della rosa. Fino a questo momento, l’infermeria ha avuto un impatto contenuto, a differenza di quanto visto nella passata stagione. Nonostante ciò, Fonseca ha un undici di riferimento, ma la sua apertura alla rotazione è evidente. Gli esempi di Camarda e Musah, che hanno avuto la possibilità di mettersi in mostra in partite importanti, dimostrano quanto il tecnico sia disposto a dare fiducia a chi si sta impegnando durante la settimana.
L’idea di responsabilizzare e coinvolgere il maggior numero di elementi è una strategia vincente, soprattutto in un contesto competitivo come quello attuale. I numeri parlano chiaro: Pulisic guida la classifica dei minuti giocati con 1.168, seguito da Fofana con 1.139, e Reijnders con 1.094. Hernandez e Emerson Royal completano il quintetto di testa. Quest’ultimo ha avuto l’opportunità di accumulare minuti a causa delle assenze di Calabria, il che testimonia come le circostanze possano giocare un ruolo importante nella gestione della rosa.
Dall’altra parte della classifica, troviamo Bennacer, Jovic e Calabria, che hanno avuto un impatto limitato per via di infortuni. Tuttavia, la presenza di giocatori come Terracciano, Musah e Abraham, che hanno già superato i 350 minuti, dimostra che anche le seconde linee stanno avendo un ruolo attivo nel corso della stagione. Chukwueze e Okafor, che inizialmente potevano essere considerati semplici alternative, hanno visto un aumento significativo del loro minutaggio, diventando elementi chiave nel gioco di Fonseca.
Un aspetto interessante da considerare è la questione dei centrali difensivi. In una stagione in cui si sperava di trovare rapidamente una coppia di riferimento, la situazione si è rivelata più complessa del previsto. La fase difensiva ha mostrato fragilità, con errori di reparto e amnesie individuali che hanno costretto Fonseca a sperimentare diverse combinazioni. Tomori, con 905 minuti, è il leader in questa categoria, seguito da Pavlovic e Thiaw, mentre Gabbia ha visto il suo tempo di gioco ridotto a causa di un infortunio.
Questa democratizzazione della rosa ha anche una ricaduta sulla mentalità del gruppo. Ogni giocatore sa di avere la possibilità di essere chiamato in causa, e questo stimola una competizione sana all’interno della squadra. La diversificazione dei ruoli e la rotazione dei giocatori non solo mantengono alta l’attenzione, ma favoriscono anche una maggiore coesione, poiché ogni membro della rosa si sente parte integrante del progetto.
In un contesto così dinamico, è fondamentale che Fonseca continui a mantenere alta la concentrazione e a gestire il minutaggio in modo strategico. La sfida sarà quella di trovare il giusto equilibrio tra rotazione e stabilità, soprattutto in vista delle partite decisive della stagione. La filosofia di “giocano tutti, giocano tanto” non è solo una strategia, ma un vero e proprio stile di vita che potrebbe portare il Milan a raggiungere traguardi ambiziosi.
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