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Il legame speciale tra LeBron e Bronny: un’ispirazione senza limiti

Il secondo quarto della partita tra Los Angeles Lakers e Minnesota Timberwolves è stato un momento speciale per la famiglia James. LeBron, leggenda del basket con una carriera ventennale in NBA, si è avvicinato al figlio Bronny, seduto accanto a lui, per una breve conversazione che ha catturato l’attenzione di tutti: “Sei pronto?” ha chiesto il padre, ricevendo un cenno di assenso dal figlio. “Hai visto l’intensità?” ha continuato, ancora una volta ottenendo un cenno positivo. Ma il messaggio chiave era chiaro e semplice: “Bene, ma voglio che giochi libero”.

A quattro minuti dall’intervallo, i due sono entrati in campo insieme, segnando un momento storico per la NBA. Era la prima volta che un padre e un figlio giocavano insieme nella stessa squadra, un evento che tutta la lega aveva atteso con trepidazione, ma che la famiglia James aveva sognato da anni. LeBron, che si avvicina ai 40 anni, ha iniziato la sua ventiduesima stagione, mentre Bronny, appena ventenne, ha fatto il suo debutto. Questo momento non è stato solo un tributo alla carriera di LeBron, ma anche una piattaforma per Bronny, per dimostrare che il suo posto in NBA è meritato, indipendentemente dal peso del cognome che porta.

Gli esordi di Bronny in NBA sono stati visti da molti come un omaggio a suo padre piuttosto che una vera e propria dimostrazione del suo valore sul campo. JJ Redick, al debutto come allenatore dei Lakers, ha capito l’importanza simbolica di far giocare insieme padre e figlio fin da subito, per evitare che questa narrativa dominasse l’intera stagione. Ha dato loro una vetrina d’onore, permettendo a LeBron di provare a servire un assist a Bronny che, purtroppo, non si è concretizzato in un canestro. “Andare al tavolo con mio padre, entrare in campo per la prima volta, è un momento incredibile che non dimenticherò mai”, ha detto un emozionato James Jr dopo la partita.

Essere il figlio di una leggenda del basket non è facile. Bronny ha dovuto convivere con l’etichetta di “raccomandato” sin dai tempi del college, quando sembrava inevitabile che il suo percorso lo avrebbe portato in NBA, a prescindere dal suo talento. Tuttavia, finora ha dimostrato di avere la giusta mentalità: non cerca di essere il nuovo LeBron, ma la migliore versione possibile di sé stesso. Bronny è consapevole di non avere il talento del padre e si è posto come obiettivo quello di diventare un giocatore di ruolo di talento, specializzato in difesa, aspirando a modelli come Derrick White o Marcus Smart. “Sono grato di quello che ho, che mi sia stata data l’opportunità di venire in NBA, di migliorare ogni giorno, di imparare ogni giorno”, ha dichiarato Bronny, sottolineando quanto sia consapevole del privilegio che gli è stato concesso.

La passione per il basket in casa James non è stata imposta. LeBron ha sempre lasciato che i suoi figli scegliessero il loro percorso. L’interesse di Bronny per il basket è nato naturalmente, osservando il padre giocare e allenandosi con lui. LeBron ha sempre messo al primo posto il benessere di Bronny, sottolineando che le sue scelte dovevano riflettere ciò che era meglio per lui, piuttosto che realizzare un sogno paterno di condividere il parquet.

La strada di Bronny non è stata priva di ostacoli. Un problema cardiaco lo aveva messo in seria difficoltà, ma è riuscito a superarlo e a farsi selezionare dai Lakers al Draft, nonostante le voci che lo vedessero vicino anche ai Golden State Warriors. Questo debutto con i Lakers rappresenta una nuova fase del suo cammino, un’opportunità per crescere lontano dall’ombra del padre, anche se con il suo supporto costante.

LeBron e Bronny sono stati al centro dell’attenzione sin dal media day. Durante le interviste, la distinzione tra “papà” e “Bron” è chiara: in campo, LeBron è “Bron” per James Jr. Coach Redick ha lodato l’etica del lavoro di Bronny, un chiaro lascito del padre, e l’atteggiamento positivo con cui affronta ogni sfida. La presenza del duo non sembra minare l’equilibrio dei Lakers, anzi, ha già superato il primo test, aprendo la strada al resto della stagione.

LeBron, ora, deve concentrarsi sulla guida della squadra e sulla gestione delle sue energie per essere al meglio nei playoff, mentre Bronny avrà modo di allenarsi con la prima squadra e migliorarsi, forse attraverso un passaggio nella G-League, perfetta per giovani talenti in evoluzione. LeBron ha sempre ribadito che nulla è scontato in NBA e che suo figlio deve guadagnarsi ogni opportunità. Bronny accetta la sfida, non per accontentare suo padre, ma perché è il suo sogno, un sogno per cui ha lavorato duramente e che intende perseguire con determinazione.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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Luca Baldini

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