Il rapporto tra Simone Inzaghi e Joaquin “Tucu” Correa rappresenta un esempio illuminante di come la fiducia e l’intesa tra un allenatore e un giocatore possano creare un legame duraturo, capace di superare anche le difficoltà più impegnative. Per apprezzare a pieno questa sinergia, è fondamentale tornare indietro nel tempo, fino a quel momento cruciale che ha dato inizio a una collaborazione vincente.
Era novembre 2018, una serata fredda all’Olimpico di Roma. La Lazio affrontava il Milan e si trovava sotto di un gol. Inzaghi, preoccupato per l’andamento della partita, scrutava la sua panchina in cerca di un volto che potesse dare una scossa alla squadra. Tra i volti, spiccava quello di Correa, un giovane attaccante argentino, appena arrivato dal Siviglia. Con il suo scaldacollo tirato su e un’espressione determinata, sembrava quasi dire: “Sceglimi”. E così fu. Il Tucu entrò in campo e, nel finale, segnò un gol decisivo che regalò il pareggio alla Lazio. Quella rete non solo cambiò l’andamento della partita, ma segnò anche un punto di svolta nella carriera di Correa.
Nei mesi successivi, il feeling tra Inzaghi e Correa si intensificò. L’argentino divenne uno dei supporti più affidabili di Ciro Immobile, contribuendo con gol importanti, come quello in finale di Coppa Italia contro l’Atalanta e quello in semifinale contro il Milan. Questo legame di fiducia si consolidò ulteriormente quando, nel 2021, Inzaghi decise di portare Correa con sé all’Inter. Qui, il Tucu si ritrovò a segnare due gol alla sua prima da titolare, ancora una volta sul campo del Bentegodi, un vero e proprio manifesto della sua rinascita.
Tuttavia, la carriera di Correa all’Inter non è stata priva di ostacoli. Inzaghi lo accolse con un’idea chiara: avrebbe avuto la possibilità di giocare, ma avrebbe dovuto competere con altre punte di livello, come Lautaro Martinez, Marcus Thuram e Marko Arnautovic. Nonostante le difficoltà, Correa ha continuato a impegnarsi al massimo durante gli allenamenti, dimostrandosi uno dei migliori nei test fisici durante il ritiro. La sua dedizione non è passata inosservata, anche se la società ha tentato di piazzarlo altrove, con offerte che arrivavano dall’estero, ma senza successo.
Statisticamente, l’esperienza di Correa all’Inter ha presentato delle sfide. A partire dal 2021, ha saltato 37 partite per infortunio e ha trascorso 227 giorni in infermeria, segnando solo 11 gol in 81 presenze. Il suo ultimo gol in Serie A risaliva al 2022, e la situazione sembrava stagnante. Ma la vera prova del fuoco per il Tucu è arrivata in questa stagione, quando, dopo essere stato escluso dalla lista Champions, ha dovuto affrontare un periodo difficile, giocando solo spezzoni di partita.
La rinascita che tutti attendevano è finalmente arrivata in una domenica di sole a Verona. Correa ha risposto con una prestazione da incorniciare, realizzando un gol e fornendo due assist, dimostrando che, nonostante le avversità, il feeling con Inzaghi è rimasto intatto. In quel match, dopo aver segnato, ha mostrato la sua abilità nel dribbling, arpionando un pallone a bordocampo e superando un difensore con un tocco di fino. Questo gesto non è stato solo una dimostrazione di talento, ma anche un simbolo della fiducia ritrovata e della capacità di rialzarsi.
Correa è l’unico attaccante della rosa interista capace di saltare l’uomo e creare superiorità numerica in modo diverso rispetto agli altri attaccanti. Inzaghi lo ha sempre visto come un elemento chiave, un giocatore in grado di fare la differenza nei momenti cruciali. La sua abilità nel dribbling è stata una delle caratteristiche che hanno colpito il mister già ai tempi della Lazio, dove Correa si era distinto per il numero di uno contro uno completati.
Il percorso di Correa non è stato facile, ma il legame con Inzaghi ha dimostrato di essere un punto di riferimento solido in un mare di incertezze. Ogni volta che il Tucu scende in campo, il suo obiettivo è chiaro: ripagare la fiducia del suo allenatore e dimostrare che, nonostante le difficoltà, il talento e la determinazione possono sempre riemergere. Ora, con l’aspettativa di strappare gli applausi di San Siro, Correa si prepara ad affrontare le prossime sfide con la consapevolezza che la sua rinascita è solo all’inizio, supportato da un allenatore che ha sempre creduto in lui.
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